La Nuova Sardegna

Olbia

Sul kayak per 35 giorni per fare il giro dell’isola

di Paolo Ardovino
Sul kayak per 35 giorni per fare il giro dell’isola

Arrivo e partenza a Porto Pozzo, 27enne corona il sogno coltivato fin da bambino «Ho casa a Santa Teresa, Sardegna meravigliosa. Ma in mare c’è troppa plastica»

05 settembre 2020
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SANTA TERESA. È cominciato come quei desideri che si hanno da bambini, utopistici, che col tempo poi si dimenticano. Stavolta no. Dario Tortone, a 27 anni, ci è riuscito: col suo kayak ha fatto il giro completo della Sardegna in un mese, da luglio ad agosto. Un’impresa, e allo stesso tempo un sogno realizzato per il giovane di Cuneo, abituato a frequentare l’isola fin da bambino appunto.

«Ho casa a Santa Teresa, il mio punto di partenza e di arrivo è stato Porto Pozzo – spiega Dario Tortone –. Per via del brutto tempo sono stato costretto a fare il giro in senso orario, quindi a cominciare dalla costa est. In questo modo è più difficile, non si hanno i venti a favore, ma sono contento di com’è andata».

Il racconto arriva entusiasta. Un mese, giorno più, giorno meno, passato in solitaria: un kayak Exo modello Portofino verde, pentolino, fornetto, tenda, più la spesa durante il viaggio, per lo più tanti litri d’acqua, minestre disidratate, pasta, frutta e verdura. Circa settanta chili da spostare una pagaiata dopo l'altra. Sveglia alle 5 del mattino e tabella di marcia ferrea: «Ho completato il periplo in 35 giorni, di cui 32 effettivi perché sono stato bloccato alcuni giorni dal forte vento. In totale 600 miglia nautiche (1110 chilometri, ndc) con una media di 18 miglia quotidiane (35 km)».

La classifica dei luoghi più belli è fatta, più che di spiagge, di promontori e rocce. «Il golfo di Orosei con le sue grotte e le scogliere a picco sul mare – elenca Dario Tortone –, il tratto da Portoscuso a Capo Frasca, Capo Caccia, Capo Teulada, Capo Figari con l’isola di Tavolara, visibile per miglia e miglia, Capo Testa sulle bocche di Bonifacio, il tratto da S’Archittu a Stintino». Le spiagge, piuttosto, sono state il suo letto. Ogni notte piazzava la tenda tra i granelli: «Cercavo distese molto sabbiose, per poter arrivare in tranquillità col kayak. Purtroppo, questo devo dirlo, molte erano rovinate dall’incuria. Rifiuti portati dalle mareggiate e altri lasciati sulla spiaggia. Microplastiche, frigoriferi, bombole del gas, televisori – dice –. Purtroppo, in molti punti non c’erano neanche i cestini. Dovremmo ancora impegnarci molto per ridurre l’inquinamento e l’uso della plastica». Ma è stato anche un viaggio fatto di incontri, «in tanti al mio arrivo si avvicinavano curiosi, ho ricevuto acqua, cibo, bei consigli». La prossima impresa, chi lo sa, potrebbe essere la Corsica.

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