La Nuova Sardegna

Olbia

«Covid, era stato tutto previsto»

«Covid, era stato tutto previsto»

Arzachena, Cudoni duro con l’assessorato regionale alla sanità: «Inascoltate le nostre richieste»

11 settembre 2020
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ARZACHENA. «Adesso, a sentire certi commenti, sembra quasi che ciò che è accaduto quest’estate ad Arzachena sul piano sanitario sia colpa della tivù e dei giornalisti. Ma le cose non stanno così: era tutto nero su bianco, già da aprile, ma non siamo stati ascoltati». Rino Cudoni, presidente del consiglio comunale di Arzachena, rompe gli indugi. Adesso che è definitivamente passata la tempesta Covid – che dal Billionaire in giù ha spazzato la Costa Smeralda e le altre zone turistiche del paese – è il momento di fare i conti con le richieste fatte alla Regione e con le risposte mai ricevute. C’è una delibera del consiglio comunale, datata 24 aprile 2020 e votata all’unanimità da maggioranza e opposizione, che suona profetica. «Alla luce dell’attuale emergenza legata alla pandemia Covid 19 – si legge nel documento inviato a suo tempo al presidente della Regione Christian Solinas, all’assessore alla sanità Mario Nieddu, al presidente del consiglio regionale, al prefetto e all’Ats – si ritiene assolutamente indispensabile poter effettuare il maggior numero possibile di tamponi faringei per la ricerca del coronavirus nella popolazione, per garantire l’immediato isolamento dei soggetti positivi e quindi limitare la diffusione dell’epidemia, nonché i test sierologici immunologici per l’avvenuto contatto con il virus stesso, consentendo di poter accedere in maniera più efficace e sicura alla fase di riapertura delle attività sociali ed economiche, fondamentali per il nostro territorio». Ancora: «Si ritiene fondamentale garantire non solo alla popolazione residente l’effettuazione dello screening per coronavirus, ma anche programmare la possibilità di estensione alla popolazione turistica e lavoratori non residenti». Questo insieme alla richiesta di elaborazione in loco dei tamponi, «attivando e validando a tale scopo il laboratorio analisi dell’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia, riferimento per il nostro territorio». «La garanzia di soggiorno in ambiente sicuro dal punto di vista sanitario – spiegava ancora il consiglio comunale di Arzachena – deve essere prevista in loco anche per eventuali casi sospetti che si dovessero presentare in qualunque momento della stagione turistica, e che se non opportunamente identificati e isolati, possono definitivamente inficiare tutti gli sforzi che si porranno in essere per salvare un settore, con l’indotto conseguente, già stimato drasticamente in perdita». Come è andata questa estate si sa: nessuno screening, tamponi processati lontano dalla Gallura, ritardi nella comunicazione dei risultati. E questo mentre nelle discoteche riaperte dalla Regione scoppiava l’incendio pandemico, un disastro che, almeno nella pubblicistica, ha trasformato la Sardegna nell’untrice d’Italia. Le risposte chieste alla Regione dal consiglio comunale di Arzachena, oltre che sul Covid, non sono arrivate neppure su tutto il resto: il poliambulatorio che non offre servizi adeguati e costringe gli utenti ad attese infinite o ad andare altrove, le carenze della medicina di base, la mancanza del pediatra, la guardia medica e la guardia turistica ai minimi termini (quella di Porto Cervo non è stata neanche attivata), e via elencando. «I fatti che si sono verificati erano ampiamente previsti – commenta Rino Cudoni – Quando non si ascoltano gli enti territoriali vuol dire che c’è un problema serio. Chiedevamo servizi adeguati alle esigenze del territorio: Arzachena ha superato i 14mila abitanti ed è la seconda realtà urbana gallurese dopo Olbia. Ne prendano atto e non solo in campagna elettorale. Tutti i rappresentanti galluresi alla Regione ci stanno dando supporto, ma non troviamo altrettanta attenzione nella sanità». Il messaggio ha un destinatario preciso, Nieddu, ma ovviamente anche il presidente Solinas. (a.se.)

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