La Nuova Sardegna

Olbia

«Il cantiere rischia nuovi crolli»

di Tiziana Simula
«Il cantiere rischia nuovi crolli»

Monte Pino, l’inchiesta sulla strada in costruzione. La Procura: nessuna protezione nelle strutture

25 settembre 2020
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OLBIA. Nessuna opera a protezione della nuova strada in costruzione. Niente che potesse tutelare dall’effetto erosivo delle intemperie e dai vicini corsi d’acqua le strutture realizzate fino a quel momento negli undici cantieri aperti – tutti incompiuti – sulla strada provinciale 38 bis, dove si stava ricostruendo il tratto di strada crollato nell’alluvione del 18 novembre 2013. Una grave irregolarità che, stando a quanto è emerso dall’inchiesta condotta dai carabinieri del Noe e coordinata dal procuratore Gregorio Capasso, avrebbe potuto provocare un vero e proprio collasso strutturale. C’era insomma il rischio di un nuovo crollo delle opere realizzate. Un grave pericolo per l’incolumità pubblica – questo è quanto emerge dall’inchiesta – tale da rendere necessario il sequestro preventivo d’urgenza da parte della Procura del tratto di strada di Monte Pino e dei suoi undici cantieri, così da bloccare la prosecuzione dei lavori. Dalle indagini è emerso che il tratto di strada e i cantieri non sono mai stati messi in sicurezza. Non solo. L’area deturpata, di proprietà della Provincia di Olbia Tempio, risulta essere sottoposta a vincolo forestale e idrogeologico.

Due giorni fa, in esecuzione di un decreto di sequestro d’urgenza emesso dal procuratore Capasso, gli specialisti del Nucleo operativo ecologico di Sassari, coordinati dal comandante Andrea Ceron, hanno srotolato il nastro bianco e rosso e messo i sigilli al tratto di strada provinciale già chiusa al traffico in seguito al crollo avvenuto durante l’alluvione del 2013 (compreso tra il chilometro 1, 640 e il chilometro 4, 270), e le relative opere di cantiere. Ovvero gli undici cantieri aperti dall’impresa Imp costruzioni generali di Carloforte (con sede a Iglesias) che si era aggiudicata l’appalto nel 2018, andando via un anno dopo (da allora tutto è fermo). Indagata la rappresentante legale della società, Victoria Archontis, e il direttore dei lavori e Peppino Melis (entrambi sono difesi d’ufficio dall’avvocato Cristian Cicoria). Il valore stimato complessivo del sequestro ammonta a circa cinque milioni di euro.

La Procura ipotizza gravi irregolarità, tanto da mettere in discussione la prosecuzione dei lavori di ricostruzione della strada. L’inchiesta nel cantiere abbandonato – senza operai e ruspe da un anno, da quando cioè l’ Anas ha rescisso il contratto all’impresa di Carloforte che si era ritirata per problemi economici, bloccando la ricostruzione al 30 per cento – era scattata in seguito ad alcuni cedimenti e crolli che si erano verificati nei manufatti in cemento armato in seguito a violente piogge: tra gli altri, si era spezzato ed era in parte sprofondato, un grande attraversamento idraulico, ancora incompleto.

Ma danneggiamenti sono stati riscontrati in diversi punti delle strutture nel corso dei vari sopralluoghi eseguiti dal Noe, affiancati nell’attività d’indagine da consulenti tecnici. Gli accertamenti hanno evidenziato che i cantieri, tutti incompiuti, non erano mai stati messi in sicurezza, né avevano protezioni, per cui erano in balìa dell’azione delle intemperie e dei corsi d’acqua vicini. Cosa che aveva provocato, lo scorso aprile, in seguito a violente piogge, cedimenti e danneggiamenti alle strutture realizzate (come segnalato dalla Nuova Sardegna). «Col rischio – evidenzia in una nota il capitano del Noe di Sassari, Andrea Ceron – che si potesse determinare un vero e proprio collasso strutturale».

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