La Nuova Sardegna

Olbia

Non è pecorino sardo: caseificio sotto accusa

di Tiziana Simula
Non è pecorino sardo: caseificio sotto accusa

A processo per frode in commercio a causa della scritta dell’etichetta fratello e sorella di Badesi

04 novembre 2020
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BADESI. Un’etichetta che inganna chi acquista il formaggio. Sotto accusa, con questa contestazione, è finito il caseificio Peru di Badesi e l’etichetta con la scritta “Pecorino sardo” che i fratelli Giovanni e Antonella Peru apponevano sulle forme di pecorino stagionato pronte per la vendita.

Per i carabinieri del Nas di Sassari (Nucleo antisofisticazioni e sanità) che nel 2017 fecero un controllo nel laboratorio di produzione, quella scritta traeva in inganno gli acquirenti. Perché il formaggio era fatto sì col latte di pecora ma, stando alle accuse, non potevano utilizzare la dicitura “pecorino sardo” perché il produttore Giovanni Peru non risultava iscritto al Consorzio di tutela del pecorino sardo dop (denominazione di origine protetta). Fratello e sorella sono finiti quindi a processo nel tribunale di Tempio con l’accusa di frode in commercio per quattro forme di formaggio. «Il titolare dell’attività non è iscritto al Consorzio di tutela del pecorino sardo dop e infatti nell’etichetta la parola dop non c’è», dice il difensore dei Peru, l’avvocato Alberto Sechi. Che ieri ha chiesto al giudice Nicola Bonante che i suoi assistiti vengano giudicati con rito abbreviato. L’udienza è stata rinviata al 25 maggio per la discussione e la sentenza. Il penalista ha prodotto tutta la documentazione e il manuale Haccp a difesa della produzione del caseificio artigiano.

La denuncia per frode in commercio era scattata nel gennaio 2017 nei confronti di Giovanni Peru, in qualità di titolare dell’attività, e di sua sorella Antonella, responsabile del supermercato nel quale veniva venduto il formaggio.

I carabinieri del Nas impegnati in un servizio disposto dal comando per la tutela della salute di Roma nel settore della prevenzione e sicurezza alimentare, avevano controllato il laboratorio dove si produceva il formaggio. Nella cella di stagionatura, c’erano diverse forme di pecorino stagionato alle quali, al momento della vendita, veniva apposta l’etichetta. Ma quella prodotta dal caseificio Peru, stando alle accuse della Procura, era ingannevole. Sarà il giudice ora a decidere sull’etichetta incriminata.

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