Vittime britanniche anche a Capo Figari e a Tavolara
Il mare che bagna le coste galluresi è ricchissimo di storia. E a proposito di britannici, oltre alle tombe dei marinai sepolti a Olbia, a Capo Figari, nel territorio di Golfo Aranci, si può anche...
18 novembre 2020
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Il mare che bagna le coste galluresi è ricchissimo di storia. E a proposito di britannici, oltre alle tombe dei marinai sepolti a Olbia, a Capo Figari, nel territorio di Golfo Aranci, si può anche visitare il Cimitero degli inglesi, un piccolo camposanto dove riposano tredici persone.
In realtà qui l’inglese è soltanto uno, cioè il marinaio sepolto sotto la grande croce celtica (nella foto) di colore bianco che domina l’intero cimitero. Si chiamava George Bradshaw, della nave Hms Vulcan, morto all’età di diciotto anni per via di una febbre nel giugno del 1900, e sepolto davanti al mare lontano dalla sua patria.
E sempre per quanto riguarda gli inglesi, non si può non ricordare la storia del sommergibile britannico P311, affondato nel gennaio del 1943 dopo aver urtato un campo minato della marina italiana, in piena seconda guerra mondiale. Il sommergibile, dopo 73 lunghi anni di unitili ricerche, era stato infine ritrovato nella primavera del 2016 al largo dell’isola di Tavolara dal cacciatore di relitti Massimo Domenico Bondone, supportato dall’Orso diving di Poltu Quatu. All’interno del sommergibile, che per le leggi del mare è considerato cimitero di guerra, ci sono ancora i corpi dei 71 membri dell’equipaggio. La storia dello straordinario ritrovamento, raccontata dalla Nuova Sardegna, fece il giro del mondo. (d.b.)
In realtà qui l’inglese è soltanto uno, cioè il marinaio sepolto sotto la grande croce celtica (nella foto) di colore bianco che domina l’intero cimitero. Si chiamava George Bradshaw, della nave Hms Vulcan, morto all’età di diciotto anni per via di una febbre nel giugno del 1900, e sepolto davanti al mare lontano dalla sua patria.
E sempre per quanto riguarda gli inglesi, non si può non ricordare la storia del sommergibile britannico P311, affondato nel gennaio del 1943 dopo aver urtato un campo minato della marina italiana, in piena seconda guerra mondiale. Il sommergibile, dopo 73 lunghi anni di unitili ricerche, era stato infine ritrovato nella primavera del 2016 al largo dell’isola di Tavolara dal cacciatore di relitti Massimo Domenico Bondone, supportato dall’Orso diving di Poltu Quatu. All’interno del sommergibile, che per le leggi del mare è considerato cimitero di guerra, ci sono ancora i corpi dei 71 membri dell’equipaggio. La storia dello straordinario ritrovamento, raccontata dalla Nuova Sardegna, fece il giro del mondo. (d.b.)