Soprusi e violenze su una giovane: dopo 15 anni la prescrizione
In tribunale padre e fratello accusati di induzione alla prostituzione di una ragazza oggi 36enne . Desole (Prospettiva donna): una notizia che ci addolora
OLBIA. La prescrizione è arrivata dopo quindici anni. Nessuna giustizia per una giovane gallurese, oggi 36enne, che aveva accusato il padre e il fratello di farla prostituire quand’era ancora ragazzina. Anni terribili vissuti tra vessazioni e violenze: padre e fratello, secondo le accuse, la maltrattavano e la picchiavano continuamente, costringendola a prostituirsi con amici e conoscenti. Un incubo fatto di paura, umiliazioni e abusi finché nel 2009, dopo anni di violenze, aveva trovato il coraggio di chiedere aiuto al centro antiviolenza Prospettiva donna dove aveva trovato rifugio e assistenza.
L’inchiesta con le pesanti accuse per i due uomini di induzione alla prostituzione minorile (fino al 2002 quand’era ancora minorenne) e per sfruttamento della prostituzione e maltrattamenti (dal 2002 quand’è diventata maggiorenne) era stata condotta dalla Dda di Cagliari. Ma a distanza di quindici anni dalla contestazione del reato più grave (induzione alla prostituzione minorile), non si è arrivati a una sentenza di primo grado che accertasse la presunta colpevolezza, come sostenuto dall’accusa, o l’innocenza dei due imputati, come sostenuto dalla difesa. La prescrizione è stata dichiarata ieri. Dopo l’udienza preliminare a Cagliari, il processo era stato trasferito al tribunale di Tempio e aveva preso il via nel 2014.
Da allora, in sei anni, si sono susseguiti diversi collegi di giudici e assenze di deleghe da parte della Dda che hanno fatto slittare negli anni le udienze. Fino a ieri, quando è stata dichiarata la prescrizione. Una doccia fredda per la parte offesa e l’associazione Prospettiva donna, parte civile con gli avvocati Immacolata Natale e Mario Delitala. «Con amarezza apprendiamo che il processo si è prescritto, con capi di imputazione gravissimi – dice la presidente di Prospettiva donna, Patrizia Desole – La notizia ci addolora e non possiamo esimerci dal pensare alla parte offesa che, oltre ad aver subito soprusi e violenze, dopo anni di attesa, non ha avuto giustizia, nonostante il coraggio di denunciare. La lentezza della giustizia non è buona alleata delle donne e ha un solo nome: vittimizzazione secondaria». Certi dell’innocenza degli imputati, i difensori Daniela Peru e Maria Caterina Pisano. «Abbiamo da sempre contestato le accuse perché fermamente convinte che le sue dichiarazioni fossero fortemente contradditorie». (t.s.)