La Nuova Sardegna

Olbia

L’Ue contro la proroga: «Viola il diritto europeo»

di Serena Lullia
L’Ue contro la proroga: «Viola il diritto europeo»

La Commissione dice no all’estensione automatica di 15 anni decisa dal Governo Federbalneari: «L’iter di messa in mora non ferma le leggi nazionali e regionali»

04 dicembre 2020
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OLBIA. L’Europa chiude gli ombrelloni che lo Stato italiano e la Regione Sardegna avevano deciso di tenere aperti sino al 2033. Nuova deroga per 15 anni invece di andare a bando come previsto dalla direttiva Bolkestein. Il silenzio lungo un anno e mezzo della Commissione europea aveva alimentato la convinzione che la proroga delle concessioni demaniali marittime, autorizzate dal Governo e sostenuta dalla Regione, fosse legittima. Ieri Bruxelles ha avviato la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. La Commissione europea ha madato una lettera di messa in mora sottolineando che «la normativa italiana, oltre a essere incompatibile con il diritto dell’Ue, crea incertezza giuridica per i servizi turistici balneari, scoraggia gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia italiana e già duramente colpito dalla pandemia di Coronavirus, causando nel contempo una perdita di reddito potenzialmente significativa per le autorità locali italiane». L'Italia avrà due mesi di tempo per rispondere alle argomentazioni sollevate dalla Commissione. Una volta scaduti i termini, Bruxelles potrà decidere di inviare un parere motivato.

Le motivazioni. La Commissione ricorda che «gli Stati membri sono tenuti a garantire che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali (per esempio le spiagge), siano rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi. L'obiettivo è fornire a tutti i prestatori di servizi interessati, attuali e futuri, la possibilità di competere per l'accesso a tali risorse limitate».

Violato il diritto europeo. L’Italia ha fatto una scelta diversa rispetto a quella indicata dall’Europa dando il via libera alla proroga automatica delle concessioni balneari. E come ricorda la stessa commissione «ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l'assegnazione di concessioni che altrimenti sarebbero scadute». Procedura che, sottolinea la Ue, «viola il diritto dell’Unione».

Regione per la proroga. La Regione Sardegna, prima con una determina a inizio anno e poi con una delibera di giunta a settembre, aveva recepito la legge nazionale «vietando ai Comuni di trasferire ad altri la titolarità di stabilimenti e chioschi», ma anche pubblicando il vademecum per guidare i dirigenti al rilascio della proroga. Una decisione accolta con gioia dai sindacati degli imprenditori del sole, Sib e Federbalneri. Un po’ meno dai comuni come Olbia che da sempre sostengono l'illegittimità della proroga per 15 anni e l’esigenza di seguire la direttiva europea Bolkestein, di rango superiore.

I sindacati. Dopo il pronunciamento della Commissione, Federbalneari nazionale e regionale, rassicurano i titolari delle concessioni demaniali. E riprendono a fare pressing sul Governo perché approvi una legge di riordino. «Posizione da noi sostenuta da tempo», commenta il presidente di Federbalneari Italia Marco Maurelli e condivisa dal segretario di Federbalneari, Claudio Maurelli. «Non fatevi ingannare. Chi conosce la materia normativa sa benissimo che l’avvio della procedura di infrazione non ferma una legge nazionale, tantomeno quella Regionale. In questo momento complicato per mille famiglie sarde, già domani (oggi per chi legge ndr)) saremo in audizione con il ministero del Turismo e il Dipartimento delle Politiche europee, per far approvare un Dpcm definitivo che spieghi l’iter di riordino e tranquillizzi l’Europa».

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