La Nuova Sardegna

Olbia

In aeroporto la vetrina dell’artigianato

In aeroporto la vetrina dell’artigianato

Davanti ai passeggeri quattro artisti al lavoro con ferro, legno, ceramica e tessuti

19 dicembre 2020
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OLBIA. Scelti per caso, quattro passeggeri intenti a raggiungere il check-in sono stati fermati dagli organizzatori, estratti a sorte dalla lista delle persone in partenza, e hanno vinto alcune creazioni originali degli artigiani presenti. È stato il momento clou della seconda edizione dell’evento “My favourite artisan award e lab”, ideato da Geasar in collaborazione con l’assessorato regionale al Turismo e Cortesa. Nel pomeriggio di ieri, quattro artisti dell’artigianato isolano hanno esposto nell’area degli imbarchi e mostrato dal vivo le loro attività. La manifestazione si è aperta col taglio del nastro di Maria Assunta Fodde e Manuela Fiori della Geasar alle ore 15 ed è andata avanti sino alle 19. L’edizione, presentata dallo speaker Tommy Rossi, è stata dedicata alla memoria di Stefania Asole, una delle artigiane partner dell’aeroporto scomparsa recentemente.

Lavorazioni. L’azienda Sartapp, originaria di Samugheo, ha presentato una sua nuova linea di tappeti, “Asile”, lo ha spiegato Piera Carta insieme a don Gianfranco Cascioni della Salette, che insieme alla ditta ha disegnato alcuni pezzi unici di tovaglie per l’altare. La collezione Asile, invece, propone una linea con tappeti che richiamano le linee sarde ma con nuovi motivi, nuove linee, contemporanee e fuori dalla tradizione dell’arte tessile isolana. Cesare Cabiddu, da Villanovaforru, di “In wood cun sa linna” è un artigiano che sostanzialmente usa il legno come tela e il legno come soggetto di veri e propri quadri. Sul suo tavolo da lavoro sta finendo in intarsiare un falco, vicino c’è una versione tutta legnosa dell’abbraccio di Egon Schiele. Le sue figure hanno varie tonalità di marrone e anche altri colori. Ma non c’è nulla di dipinto, sono i legni stessi: «ecco, vedi, il giallo è ottenuto dal limone. Col ginepro si ottengono diversi colori, e poi profuma molto», poi ancora l’erica, l’ebano, il castagno, il mogano.

Argilla e metallo. Arianna Leoni ha mostrato le sue lavorazioni in ceramica, le sue lampade e i suoi caratteristici ricci, ormai marchio di fabbrica della sua attività quasi ventennale. Originaria di Luras, ha lo showroom a Santa Teresa insieme al marito Vincenzo. «Si dà la forma col tornio, poi ogni aculeo è fatto a mano, dunque l’asciugatura naturale, venti giorni circa, poi gli smalti ceramici e le cotture in forno», le fasi di lavorazione. E infine i metalli del nuorese Roberto Ziranu. Le consuete vele, i corpetti, che lo hanno portato a esporre oltre i confini isolani. Ma si sofferma su altre sue creazioni, le farfalle, «simbolo di rinascita, e direi che oggi è l’oggetto più autentico in cui possiamo immedesimarci». (p.a.)

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