La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, le ville della città romana saccheggiate dai Vandali

Dario Budroni
Olbia, le ville della città romana saccheggiate dai Vandali

In via Acquedotto Romano è stata riportata alla luce un’area dell’Olbia antica. L’archeologo: «Abbiamo trovato chiarissimi segni del violento raid barbarico»

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OLBIA. La fine del mondo arrivò direttamente dal mare. Le navi ormeggiate davanti al foro furono incendiate e affondate, mentre la città, per lunghi secoli rimasta inviolata, fu saccheggiata e infine rasa al suolo. Lo splendore dell’Olbia romana tramontò così attorno al 450 dopo Cristo. Furono i vandali a rovesciare uno degli ultimi baluardi di un colosso dai piedi d’argilla: l’impero romano d’Occidente. E proprio di quelle interminabili ore di violenza e distruzione gli archeologi della Soprintendenza, nei mesi scorsi, hanno trovato nuove e importanti tracce. Lo hanno fatto nel punto più alto di via Acquedotto Romano, in pieno centro storico, nel corso di uno scavo che, trovandosi all’interno di un terreno privato, è rimasto per diverso tempo lontano dai clamori. In un bel fazzoletto di terra gli studiosi hanno riportato alla luce delle antiche abitazioni: edifici che abbracciano un arco temporale che va dall’età punica fino agli ultimi istanti di vita della città romana. Resti che sono stati trovati durante i lavori che daranno alla luce una nuova struttura ricettiva. Ma nulla è stato cancellato. Anzi, con tutta probabilità, qui, i proprietari realizzeranno una sorta di area museale privata.

Un nuovo scavo. Lo scavo si trova quasi all’angolo con via delle Terme, dietro l’hotel Locanda del Conte Mameli. Una volta cominciati i lavori per la nuova struttura, subito è stato necessario l’intervento degli archeologi, che hanno lavorato immagazzinando dati e reperti. Nonostante l’area fosse transennata e ben coperta, alcuni olbiesi sono comunque riusciti a notare il pezzo della città antica. Come la giornalista olbiese Marella Giovannelli, che su Facebook ha messo in evidenza lo scavo. «Abbiamo raccolto una importante quantità di dati. È una vera meraviglia. Molto è stato fatto ma, ovviamente, i nostri studi proseguiranno ancora» spiega Francesco Carrera, responsabile locale della Soprintendenza, che ha preso il posto di Rubens D’Oriano, andato in pensione un anno fa.

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La scoperta. Ma cosa è stato scoperto esattamente in via Acquedotto Romano? «Sono stati trovati edifici che vanno dall’epoca punica fino al tardo antico, comprendendo quindi tutta la fase romana. Stiamo parlando di più abitazioni. Come delle villette a schiera di allora che guardavano l’antico porto» spiega Carrera. Abitazioni ricche e a due piani che si trovavano a ridosso delle antiche terme e a poca distanza dal tempio che svettava al posto dell’attuale chiesa di San Paolo. Edifici poi distrutti e buttati giù durante la violenta incursione barbarica. «Abbiamo trovato chiarissimi segni della distruzione della città da parte dei vandali. E abbiamo trovato anche degli affreschi, ovviamente crollati insieme alle abitazioni. Sono tutti elementi che continueremo a studiare» aggiunge Carrera. Tra i ritrovamenti anche la punta di una lancia probabilmente di origine visigota, incastrata dentro un tubo di scarico e forse infilata lì per tirare fuori qualcosa durante il saccheggio della città.

Area museale. Una volta scavati e studiati i resti dell’Olbia antica, i lavori sono proseguiti e sopra le vecchie mura, adesso, sta venendo su un nuovo edificio. I ruderi romani, però, sono rimasti al loro posto e non sono stati risotterrati. Probabilmente i proprietari dell’area sono interessati a realizzare una sorta di area museale privata con l’obiettivo di valorizzare un pezzo pregiato della storia olbiese. Tra l’altro come è stato fatto dentro la stessa Locanda del Conte Mameli, dove una cisterna monumentale del tratto finale dell’acquedotto romano è stata trasformata in una esclusiva area relax, senza sfregiare in alcun modo l’antico monumento.
 

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