Condannato per l’incendio di un’auto
Vendetta in via Wagner dopo il licenziamento, un anno a un 65enne tempiese
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OLBIA. Un anno di reclusione e ventimila euro di provvisionale, in attesa dell’esito della causa per il risarcimento dei danni. È la condanna inflitta ad Alberto Marras, 65 anni, di Tempio, difeso dall’avvocato Giovanni Inzaina, per aver dato fuoco all’auto dell’ex datore di lavoro in via Wagner a Olbia alla fine del 2018.
La sentenza di condanna è stata pronunciata ieri dal gup del tribunale di Tempio, Marco Contu.
L’episodio per il quale Marras è stato condannato risale alla notte del 14 dicembre del 2018.
In via Wagner, una traversa di via Barcellona, era stata data alle fiamme un’auto parcheggiata, un suv Bmw, e un ordigno – risultato poi finto – era stato collocato davanti all’abitazione vicina all’auto incendiata.
Sull’episodio avevano subito aperto le indagini i carabinieri. Gli investigatori avevano sentito diversi testimoni, analizzato i filmati delle telecamere della zona e controllato il traffico telefonico di quella notte in città.
Fino a risalire al tempiese. Il quale era stato accusato di aver appiccato l’incendio alla Bmw di Paolo Casti, responsabile tecnico di Acciona, l’azienda per la quale Marras aveva lavorato. Movente: voleva vendicarsi per il licenziamento.
L’uomo era stato arrestato con l’accusa di incendio e minacce aggravate, in seguito all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Tempio.
Il dirigente preso di mira da Marras, costituitosi parte civile, è stato rappresentato al processo dall’avvocato Giovanna Porcu.
La sentenza di condanna è stata pronunciata ieri dal gup del tribunale di Tempio, Marco Contu.
L’episodio per il quale Marras è stato condannato risale alla notte del 14 dicembre del 2018.
In via Wagner, una traversa di via Barcellona, era stata data alle fiamme un’auto parcheggiata, un suv Bmw, e un ordigno – risultato poi finto – era stato collocato davanti all’abitazione vicina all’auto incendiata.
Sull’episodio avevano subito aperto le indagini i carabinieri. Gli investigatori avevano sentito diversi testimoni, analizzato i filmati delle telecamere della zona e controllato il traffico telefonico di quella notte in città.
Fino a risalire al tempiese. Il quale era stato accusato di aver appiccato l’incendio alla Bmw di Paolo Casti, responsabile tecnico di Acciona, l’azienda per la quale Marras aveva lavorato. Movente: voleva vendicarsi per il licenziamento.
L’uomo era stato arrestato con l’accusa di incendio e minacce aggravate, in seguito all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Tempio.
Il dirigente preso di mira da Marras, costituitosi parte civile, è stato rappresentato al processo dall’avvocato Giovanna Porcu.