La Nuova Sardegna

Olbia

Avis, i volontari in prima linea

di Paolo Ardovino
Avis, i volontari in prima linea

La sezione non ha mai fermato l’attività durante la pandemia. L’obiettivo: avvicinare i più giovani 

06 febbraio 2021
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OLBIA. Sulla scrivania fogli sparsi, segno che l’attività continua. L’Avis di Olbia è sempre in prima linea, lo era persino durante i giorni di lockdown, lo è adesso, con giornate di raccolta del sangue e con una costante campagna di sensibilizzazione sui social. Ci sono nuovi donatori da trovare, ma anche vecchi luoghi comuni da sfatare e allarmismi da evitare.

Pochi donatori. Seduto dall’altra parte della scrivania della sede, Alberto Ferrigno, presidente della sezione olbiese di Avis, parla di giovani: «L’obiettivo è avvicinare ragazzi e ragazze al volontariato. Convincere a donare – dice – è facile. Molti lo fanno, ma non sanno nemmeno perché. Ma donare una sola volta non ha una grande utilità». In questi anni le principali iniziative della sezione Avis sono state di carattere informativo. E a stretto contatto con le scuole .

«Quattro anni fa abbiamo acquistato “gocciolina”, un pulmino nato per portare gli studenti da scuola all’ospedale», poi progetti con alunni di ogni grado. Sul territorio c’è carenza di sangue. «Avremmo bisogno di almeno 15-20 sacche giornaliere», ma l’ultimo anno è stato chiuso con un totale di circa 2.800 donazioni. In media poco più di 7 per giorno. «Si pensi che solo per ogni talassemico – spiega Ferrigno – servono 3-4 trasfusioni al mese, più tutti gli altri casi. Dimentichiamo spesso il bisogno di sangue per le donne che partoriscono, per dire». «Ma – sottolinea il presidente – non vogliamo che si crei allarmismo».

Un incidente, un familiare malato sono la miccia che accende il tm-tam sui social con richieste d’aiuto che passano di bacheca in bacheca. «Quando c’è urgenza si parla magari di tre, cinque sacche, non migliaia. La soluzione, sarebbe contattarci direttamente evitando certi post».

Volontari. Ormai da cinque anni, l’Avis cittadino offre un campus gratuito agli studenti. Quest’anno, a settembre, alunni del Gramsci e dell’Ipia sono volati a Lucca. Tra loro, Nicole Burus, del classico. «Ero già donatrice ma dopo il campus ho partecipato anche a una giornata di raccolta di fronte al Mater e mi sono appassionata al mondo del volontariato – 20 anni, è tra le più giovani del gruppo –. Tra le altre cose, seguiamo le pagine social, per dare informazione e creare post che possano rispondere a curiosità o dubbi a riguardo».

I genitori. «C’è molta ignoranza», Alberto Ferrigno prende un fascicolo con questionari anonimi consegnati alle scuole elementari da sottoporre ai genitori.

«I bambini sono molto più avanti di noi. Ma tra i grandi ci sono parecchi falsi miti da scardinare». Passi chi pensa la trasfusione provochi dolore e chi avrà risposto distrattamente su altri punti.

Ma se nel vero o falso all’affermazione “Non posso donare se sono omosessuale” da più persone è stata barrata la casella affermativa, significa che c’è ancora lavoro da fare.

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