La Nuova Sardegna

OLBIA. Pretendeva dai due figli obbedienza assoluta ai suoi comandi e alle sue rigide regole. E se questo non avveniva o se i bambini non facevano esattamente come lui voleva, erano botte, insulti, umiliazioni. Li picchiava con violenza con la cintura o con altri oggetti. Tanto da provocare a uno di loro delle lesioni, certificate dal pediatra. Il “padre padrone”, un professionista di Olbia di 48 anni, è finito a processo con le accuse di maltrattamenti e lesioni personali ai danni dei due figli minori. Nei confronti dell’uomo, il giudice ha disposto un anno fa, il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dai bambini, misura tuttora vigente. Il processo con giudizio immediato si è aperto ieri davanti al collegio dei giudici del tribunale di Tempio. La moglie si è costituita parte civile con l’avvocato Giampaolo Murrighile, mentre l’imputato è difeso dall’avvocato Fabio Varone.

Pesanti le accuse contenute nel capo d’imputazione, da cui il professionista deve difendersi. Una drammatica storia di maltrattamenti di minori che si inserisce in un difficile contesto di separazione coniugale. Stando alle contestazioni della Procura, gli atteggiamenti violenti e di sopraffazione psicologica e fisica sarebbero cominciati prima della separazione e sarebbero proseguiti dopo, durante le visite ai figli, in diverse occasioni e per futili motivi. Li picchiava con le mani, con la cintura dei pantaloni o con altri oggetti se prendevano voti bassi a scuola o non eseguivano perfettamente tutti i suoi comandi, così emerge dalle contestazione del pubblico ministero. Una situazione denunciata ai carabinieri dalla madre che spesso veniva colpita a sua volta perché si frapponeva tra di loro nel tentativo di difenderli. (t.s.)