La Nuova Sardegna

Olbia

Addio al “Bernardino” pezzo di storia di Lungoni

di Gianluca Fois
Addio al “Bernardino” pezzo di storia di Lungoni

Santa Teresa, l’imbarcazione che navigava nel Mediterraneo è stata demolita Comunità divisa, il sindaco: «Problemi di sicurezza». Usai: «Si doveva salvare» 

11 aprile 2021
2 MINUTI DI LETTURA





SANTA TERESA. Il “Bernardino” non c’è più. Il bastimento che ha segnato la storia della marineria di Santa Teresa Gallura è stato demolito per motivi di pubblica sicurezza. Arenato nel porto nei pressi del cantiere nautico della municipalizzata Silene, il relitto costituiva un pericolo sia per i lavoratori del cantiere che per i passanti che si aggiravano nel porto, magari curiosi di vedere quel pezzo di storia di Lungoni. A seguito di un parere tecnico che ne decretava l’effettiva pericolosità, la sindaca Nadia Matta ne ha ordinato la demolizione. E così, la benna di una ruspa ha solo accelerato il processo di decadimento e di distruzione che il tempo, l’incuria e l’indifferenza avevano ormai attuato e quasi completato. Del mitico bastimento rimarrà solo il ricordo o qualche foto sbiadita. Ci si chiede, oramai inutilmente, se una fine diversa sarebbe stata possibile. Il porto di Lungoni ospitava dal 2012 lo scafo del Bernardino, dopo che lo stesso aveva passato diversi anni in secca ed era prossimo all’affondamento. E questo nonostante l’imbarcazione fosse stata soggetta a un restauro, evidentemente mal riuscito, grazie a fondi pubblici destinati al recupero delle imbarcazioni storiche. «Anche se esiste un proprietario, il Bernardino era diventato patrimonio collettivo – afferma con dispiacere Gianni Usai, coordinatore di Unidos e cultore delle tradizioni lungonesi – la demolizione del cimelio è sostanzialmente un delitto. Forse si poteva recuperare almeno lo scafo e trovare un luogo in cui esporlo per mantenere vivo almeno il ricordo delle nostre origini marinare. Un po’ come si è fatto con lo scafo di Azzura a Porto Cervo». La demolizione del Bernardino ha sollevato non poche polemiche nel paese, che forse solo dopo aver perso definitivamente un pezzo del proprio passato si è reso conto del suo valore. Una colpa, se di colpa si tratta, da dividere equamente anche a livello politico. Tra chi ha governato e non si è posto il problema del Bernardino che marciva sotto gli occhi di tutti e tra chi stava all’opposizione e non ha sbattuto i pugni per salvare il navicello. «Il proprietario è stato invitato più volte a rimuovere la barca perché costituiva un grave pericolo per i lavoratori del cantiere della Silene e i passanti – commenta Nadia Matta –. Essendo io, insieme all’amministratore, responsabile della sicurezza del cantiere, sotto consiglio dell’avvocato, ho dovuto prendere la triste decisione di procedere con la demolizione. Sono consapevole del valore storico che si perde ma era l’unica strada in questo momento. Chi oggi grida in modo strumentale allo scandalo, sarebbe dovuto intervenire con chi ha amministrato prima di me che, con grande incuria, ha lasciato che questo pezzo di storia teresina andasse perso».

In Primo Piano
Disagi

Alghero, tre passeggeri lasciati a terra per overbooking da Aeroitalia

di Massimo Sechi

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

Le nostre iniziative