La Nuova Sardegna

Olbia

Il presidente Monni: «Cantieri nautici? Sì, ma non a Sa Testa»

di Serena Lullia
Il presidente Monni: «Cantieri nautici? Sì, ma non a Sa Testa»

Il responsabile della commissione Urbanistica si tira fuori «Chi dice che quella è un’area degradata non è un olbiese»

13 aprile 2021
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OLBIA. Non teme di essere una voce fuori dal coro nizziano. Sul futuro dei 20 ettari tutelati di Sa Testa ceduti dalla giunta al Cipnes, il presidente della commissione Urbanistica, Bastianino Monni, non è proprio in linea con le scelte della sua maggioranza. Se da un lato crede nel ruolo del Comune «nel guidare la copianificazione su quei terreni nel rispetto dell’identità olbiese, del tessuto produttivo e della tutela dei nostri paradisi», dall’altro ritiene che se la città ha bisogno di nuovi cantieri nautici, ci sono aree già compromesse da bonificare in cui realizzarli.

Consiglio comunale. Domani alle 16 l’accordo Cipnes-Comune arriva in consiglio comunale. M5s, Coalizione civica e Uniti e liberi con una mozione chiedono «la revoca senza indugio della delibera e l’individuazione di aree alternative per la nautica». Riunione in streaming dalle 16.

Paradiso non degrado. Il contenuto dell’accordo Comune-Cipnes porta la data del 25 marzo. Il Puc è stato adottato dal Consiglio il 20 marzo e dell’ampliamento della zona industriale sui 20 ettari vergini di Sa Testa non c’è traccia. «Sapevo dell’interesse del Cipnes di reperire nuove aree per un settore trainante dell’economia come quello nautico, ma l’accordo, transitato in giunta non in commissione, è successivo e il Puc non poteva contenerlo – spiega Monni –. L’intesa prevista in delibera dovrà essere recepita successivamente dal Puc, ora siamo in una fase iniziale. Attraverso la copianificazione Comune,-Regione-Cipnes, l’amministrazione detterà le linee guida di salvaguardia e tutela. Chi conosce Sa Testa e la frequenta come me, dai primi anni ’90 a oggi, sa che la viabilità sterrata ha subito modifiche per le alterazioni create dall’antropizzazione legata al comparto nautico. Ma quella è e resta una zona a cui ogni singolo amministratore deve dare del Lei, un’area di pregio. E solo chi non la conosce o non è olbiese può definirla in modo brutale degradata, con filo spinato, ricettacolo di rifiuti».

No consumo territorio. Nessuna avversione alla nautica. «Tutt’altro – precisa Monni –. La richiesta di spazi per questo settore è una esigenza di mercato e il tessuto commerciale olbiese si deve adeguare. Se il fine è realizzare grossi capannoni e banchinaggi camuffati per realizzare ristoranti vista mare, non sono d’accordo. Non mi faccio ingannare dallo zuccherino di qualche centinaio di posti di lavoro. Vogliamo investire nella nautica? Si riqualifichino quelle aree con capannoni in disuso da decenni per non consumare altro territorio. E si rendano navigabili i due canali oggi esistenti in zona industriale sulla falsa riga dei navigli di Milano. Ci sono facoltosi investitori della nautica che vogliono venire? Di certo non avranno problemi nel portare avanti una operazione di riqualificazione green come questa».

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