La Nuova Sardegna

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Olbia, allarme di Nizzi sui vaccini: in tanti non rispondono alla convocazione

L'hub vaccinale di Olbia
L'hub vaccinale di Olbia

Il sindaco-medico preoccupato: "Qui salgono ancora i contagi ma il 50 per cento dei sessantenni non si è presentato per la somministrazione"

20 aprile 2021
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OLBIA. «Circa il 50% degli over 60 di Olbia non ha risposto alla convocazione per la somministrazione del vaccino anti Covid-19, ma anche il 40% degli over 70 e il 35% degli over 80». È l'allarme lanciato dal sindaco Settimo Nizzi. «È un fatto paradossale, l'immunizzazione è l'unica possibilità di uscire da questa situazione, che peggiora di giorno in giorno», afferma il primo cittadino, che denuncia «600 persone attualmente positive, con una media quotidiana di nuovi contagi».

Questo pomeriggio 20 aprile Nizzi ha convocato una conferenza stampa online per mettere tutti in guardia. «La situazione è veramente seria, non riusciamo ad arginare questa pandemia - spiega - sebbene abbiamo chiesto a tutti di stringere le maglie e limitare contatti, i numeri sono in assoluta evoluzione». Oltre a sottolineare che, al netto dei negativizzati, si è passati in quattro giorni da 530 a 600 positivi, il sindaco rileva che «molti casi a noi noti non risultano nell'elenco dell'Ats». Ebbene, è il suo appello, «è assurdo che anche a fronte di un'emergenza simile ci siano così tante persone che non fanno il vaccino».

Su questo dato ha pesato, secondo lui, la percezione che si è fatta nelle ultime settimane l'opinione pubblica del vaccino AstraZeneca. «Quel vaccino è sicuro, in Inghilterra è stato usato diffusamente e hanno potuto riconquistare la libertà», dice per rassicurare gli olbiesi. «Buona parte dei soggetti sani, che possono fare AstraZeneca, non si presentano - insiste - ma non possiamo permetterci questo lusso, perciò chi è in turno vada a farsi vaccinare».

Preoccupa anche il dato dei ricoveri. «A Olbia sono rimasti pochissimi posti letto per pazienti che non necessitano di trattamenti selettivi - conclude Nizzi - ma diversi nostri concittadini sono stati trasferiti altrove perché hanno bisogno di trattamenti da terapia intensiva o pre terapia intensiva». (ANSA).

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