La Nuova Sardegna

Olbia

Colpo sparato a bruciapelo il pm: Baltolu si è suicidato

di Tiziana Simula
Colpo sparato a bruciapelo il pm: Baltolu si è suicidato

Chiesta l’archiviazione per la morte del 19enne di Alà. Ma la famiglia si oppone  Il corpo del ragazzo era stato trovato dalla fidanzata riverso sulle scale di casa

06 giugno 2021
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BUDDUSÒ. Il corpo senza vita di Diego Baltolu, 19 anni di Alà dei Sardi, era stato trovato riverso sulle scale di ingresso dell’abitazione della sua fidanzata, Rosalia Mandras, a Buddusò, nella notte tra il 18 e il 19 gennaio 2019. Ucciso da un colpo di pistola sparato a bruciapelo in pieno petto. Un giallo. Una morte “sospesa” tra omicidio e suicidio. Ora il caso arriva a una svolta: per la Procura di Sassari, Diego Baltolu si è sparato. A questa conclusione, il pubblico ministero Beatrice Giovannetti, è arrivata dopo un’inchiesta durata un anno e mezzo e tre richieste di proroga delle indagini preliminari. La Procura aveva aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti. Ma l’attività investigativa non ha trovato riscontri su questa ipotesi di reato: per il pubblico ministero si è trattato di suicidio. E per questo ha chiesto al gip del tribunale di Sassari l’archiviazione.

No all’archiviazione. Ma la famiglia della vittima non ci sta. Non crede che il ragazzo si sia ucciso. E attraverso i propri difensori, gli avvocati Angela Corda, Lia Deiana e Roberto Inches, si è opposta alla richiesta di archiviazione della Procura di Sassari. Il 10 giugno si terrà l’udienza. Il gip del tribunale di Sassari, Antonio Pietro Spanu, dovrà decidere se archiviare come richiesto dal pm o disporre nuovi accertamenti, come sollecitato dagli avvocati della famiglia. I legali ritengono che l’inchiesta sia stata lacunosa, che ci siano state carenze nell’attività investigativa. E per questo sollecitano il giudice a non archiviare il procedimento penale a disporre nuovi accertamenti e verifiche.

La ricostruzione. Diego Baltolu, stando alla ricostruzione degli inquirenti, nella notte del 18 gennaio 2019 aveva raggiunto il paese della fidanzata dopo essere stato a cena ad Alà dei Sardi con suo fratello e la fidanzata di quest’ultimo. Rosalia Mandras, la fidanzata di Diego, era rientrata a casa a notte fonda, poco dopo l’1.30 del 19 gennaio, trovando il corpo del ragazzo accasciato sui gradini, intorno a lui neanche una goccia di sangue. Non aveva chiamato i soccorsi. Aveva invece telefonato al fratello di Baltolu e alla sua fidanzata e piangendo e urlando gli aveva detto che Diego era lì, sulla scalinata. Erano stati loro, come emerge dalle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Ozieri, a chiamare il 118 e le forze dell’ordine. La pistola da cui era stato esploso il colpo mortale, era stata poggiata su una sorta di nicchia nel muro della casa che si affaccia sulle scale.

Il giallo. Il caso di Buddusò si è rivelato fin da subito complesso e le indagini hanno seguito sia la pista dell’omicidio che quella del suicidio. Ma ora, a conclusione dell’attività investigativa, la Procura sostiene «l’inesistenza di qualunque ipotesi di reato». Per il pm si è trattato di un gesto estremo messo in essere da un ragazzo che aveva già manifestato questa intenzione in precedenza, come emerso da alcune dichiarazioni, e nessuno lo ha indotto a compierlo. Lo stub effettuato dal Ris di Cagliari sul corpo del giovane, inoltre, aveva evidenziato la presenza di polvere da sparo, facendo ritenere agli inquirenti che la vittima avesse maneggiato la pistola e che con questa si fosse sparato. Una ricostruzione fermamente respinta dalla famiglia del 19enne. Che chiede certezze ai tanti perché rimasti senza risposta. Come ha fatto Diego Baltolu a spararsi e a mettere, poi, la pistola nella nicchia? Perché nel cuore della notte nessuno ha sentito uno sparo? Perché i soccorsi non sono stati allertati immediatamente? Per gli avvocati della famiglia, l’inchiesta deve proseguire.

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