La Nuova Sardegna

Olbia

Hotel a Olbia, agosto da record settembre è un’incognita

di Giandomenico Mele
Hotel a Olbia, agosto da record settembre è un’incognita

Tutto esaurito, ma per gli albergatori c’è anche il rovescio della medaglia: «Troppa gente, assalto alle spiagge, servizi collassati e le code per mangiare»

29 agosto 2021
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OLBIA. Un agosto da sold out, tutto esaurito e numeri sui livelli precedenti la pandemia. Ma spiagge inaccessibili, servizi carenti, un affollamento che mette a rischio la sopravvivenza stessa del prodotto Sardegna. Due facce della stessa medaglia, di un’estate boom che ha riempito Olbia e la Sardegna in modo inimmaginabile fino a qualche mese fa.

Agosto record. Gli albergatori di Olbia non si nascondono. Gli ultimi 7 giorni di luglio e i primi 25 di agosto sono stati da record. «Secondo i nostri calcoli, anche se non possiamo essere precisi, abbiamo avuto circa 15 mila presenze al giorno nelle strutture alberghiere, più altrettante, se non di più, in quelle extra alberghiere – sottolinea Fabio Fiori, presidente dell’Associazione albergatori di Olbia –. Parliamo certamente di numeri da 2019, che è stato un anno molto positivo». Olbia, quindi, avrebbe fatto registrare nel mese compreso dal 25 luglio al 25 agosto circa 30 mila presenze turistiche al giorno, solo nelle strutture accreditate. Senza contare appartamenti, seconde case e il corollario intorno. «Numeri che hanno consentito a molte strutture di sopravvivere, dopo la pandemia, che ha causato la cessazione di alcune attività», conferma Fiori.

I numeri. «La clientela è stata prevalentemente italiana, intorno all’80%, con punte del 90% – sottolinea Fiori –. Gli anni scorsi le percentuali erano divise tra il 50% di italiani e il 50% di stranieri. È stato un mese eccezionale, i prezzi sono cresciuti insieme alle richieste, tutte le circa 40 strutture alberghiere di Olbia hanno esaurito la disponibilità di posti letto. Come se il Covid non ci fosse mai stato».

Assalto alle spiagge. Pochi servizi, spiagge assaltate, file per mangiare in ristorante. L’effetto collaterale di un turismo concentrato in 40 giorni è stato un carico antropico insopportabile. «Si rischia l’usura del prodotto. Il turismo balneare è la nostra punta di diamante, non si può vendere un gioiello al prezzo di una patacca – sottolinea Ramona Cherchi, vice presidente Federalberghi Gallura –. È arrivata una marea di gente senza consapevolezza, chi era magari abituato ad andare a Formentera, chi in altri posti, perché si è finiti per vendere un prodotto a tariffe troppo basse. I grandi flussi in un breve periodo di tempo inevitabilmente provocano una marginalità bassa». «I nostri clienti hanno avuto difficoltà a trovare un posto in spiaggia, un tavolo al ristorante, hanno rinunciato alle gite perché non c’era un gommone disponibile, anche i taxi scarseggiavano – conferma Fabio Fiori –. C’era talmente tanta gente che non si riusciva a godersi la vacanza. Questo ha creato malcontento».

Settembre last minute. Le previsioni per settembre confermeranno numeri migliori dell’anno scorso, ma non ai livelli agostani o del 2019. «Il mercato italiano solitamente termina le vacanze a fine agosto, lasciando settembre e ottobre al turismo internazionale, che quest’anno ci penalizza – ancora il presidente degli albergatori –. Inglesi e spagnoli sotto le attese, solo i francesi e i turisti dell’Europa dell’Est hanno mantenuto, o aumentato, i numeri degli anni scorsi. In ogni caso le prenotazioni saranno all’ultimo minuto. Prima della pandemia, in questo periodo, avevamo già il 70% delle camere prenotate, oggi non raggiungiamo il 30%». «A settembre si lavora sul last minute, non c’è più una vera programmazione, si tiene aperto lavorando sulla base di intuizioni e si cerca di guadagnare finché arrivano turisti – conferma Ramona Cherchi –. Ma dobbiamo dare più valore al prodotto Sardegna e preservare il bene naturale puntando su clientela di alto livello».

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