La Nuova Sardegna

Olbia

Esproprio al Geovillage «Il Cipnes ha agito bene»

di Tiziana Simula
Esproprio al Geovillage «Il Cipnes ha agito bene»

I giudici hanno stabilito la legittimità della riacquisizione di un lotto abbandonato Per i difensori del Consorzio è il presupposto per riprendere l’intero compendio

10 novembre 2021
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OLBIA. «Il Cipnes ha agito correttamente riacquisendo il lotto di 12mila metri quadri rimasto inutilizzato nel compendio del Geovillage». La sentenza è del Consiglio di Stato e mette un punto fermo e decisamente a favore dell’operato svolto dal Cipnes e dal suo direttore Aldo Carta nella complessa vicenda che si combatte sia sul fronte amministrativo che su quello penale relativo alla mega struttura di zona industriale, ora nelle mani della curatela fallimentare dopo il crac della famiglia Docche. Al centro del contenzioso amministrativo c’è solo una porzione – 12mila metri quadri, appunto – del complesso sportivo ricettivo realizzato dai Docche. Ma per i difensori del Cipnes «i principi di diritto e le motivazioni che hanno sorretto la sentenza del Consiglio di Stato costituiscono un fondamentale presupposto per l’eventuale riacquisizione dell’intero compendio da parte del Consorzio industriale». Il Consiglio di Stato (sezione quarta) ha rigettato il ricorso presentato dal fallimento Sviluppo Olbia e ha stabilito in maniera definitiva che il Cipnes ha operato legittimamente e nella pienezza dei suoi poteri riacquisendo il lotto mai utilizzato e abbandonato. Lo ha fatto in virtù dell’articolo 63 della legge 23 dicembre 1998 numero 448. «I consorzi di sviluppo industriale – dice l’articolo 63 – hanno la facoltà di riacquistare la proprietà delle aree cedute per intraprese industriali o artigianali nell’ipotesi in cui il cessionario non realizzi lo stabilimento nel termine di cinque anni dalla cessione. Gli stessi consorzi hanno anche la facoltà di riacquistare unitamente alle aree cedute anche gli stabilimenti industriali o artigianali ivi realizzati nell’ipotesi in cui sia cessata l’attività industriale o artigianale da più di tre anni». I giudici hanno dunque riconosciuto al Cipnes – rappresentato dagli avvocati Margherita Asara, Giulio Steri e Bettino Arru – la legittimità dell’esproprio attuato. Si tratta dello stesso lotto, parte del patrimonio della procedura fallimentare che, secondo l’inchiesta della Procura di Tempio, il direttore del Cipnes Aldo Carta (sospeso dalle sue funzioni), avrebbe riacquisito violando le leggi per riportarla nella disponibilità del fallito Docche.

Gli avvocati del fallimento hanno tentato di fare leva sulle indagini penali in corso, sostenendo che «la riacquisizione del lotto da parte del Cipnes in danno della procedura fallimentare sarebbe avvenuta, piuttosto che per garantire il perseguimento delle finalità pubbliche dell’ente, al solo fine di consentire al fallito una proficua speculazione edilizia consistente nell’edificazione di trecento case vacanze, equivalenti a 45mila metri cubi». Nella sentenza, il Consiglio di Stato scrive che «non assumono alcuna rilevanza le vicende oggetto del procedimento penale che ha condotto all’adozione dell’ordinanza del 4 maggio 2021 del gip del tribunale di Tempio Pausania». Ordinanza che aveva disposto il sequestro del Geovillage e le misure per Aldo Carta e i Docche. L’ipotizzato “sviamento di potere” non è stato accolto dal Consiglio di Stato. Che ha rigettato l’appello del fallimento Sviluppo Olbia e lo ha condannato al pagamento di 20mila euro di spese legali. Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato aveva rigettato analoghi appelli presentati da istituti di credito che avevano impugnato la sentenza del Tar a favore del Cipnes. Il 1 dicembre si terrà udienza in Cassazione sulla sospensione del direttore del Cipnes e sulla misura disposta per Gavino Docche (non potrà assumere incarichi di presidenza o di amministratore di società per un anno). È certo che gli avvocati Marzio Altana e Alessandro Gentiloni Silveri (per Carta) e Pietro Carzedda e Gianluca Tognozzi (per Docche), faranno riferimento alla recente sentenza.

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