Alluvione, il tempo si è fermato
di Dario Budroni
La città attende ancora le opere di mitigazione del rischio. Oggi il ricordo delle vittime del fango
18 novembre 2021
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OLBIA. La città che vive con gli occhi al cielo continua ad avere i nervi scoperti. La paura di finire sotto qualche metro di fango è un qualcosa che toglie ancora il sonno. Le immagini delle case che vomitano mobili e fango, e delle bare allineate davanti alle tribune ammutolite del Geopalace, rimarranno per sempre lì, nella mente degli olbiesi. Da otto anni la città deve fare i conti con il ricordo del giorno più buio della sua storia: l’alluvione. Il 18 novembre è una ferita aperta, un giornata di lutto, una ricorrenza che diffonde tristezza e malinconia. Nove i morti a Olbia e dintorni, tredici in tutta la Gallura. Anche quest’anno, per via della pandemia, nessuna fiaccolata attraverserà le vie del fango. Verrà però celebrata una messa. La città ricorderà così come ha sempre fatto, in silenzio e con grande dignità. Ma anche con la consapevolezza che le cose, dal 2013, non sono cambiate. I canali continuano a scorrere lì, accanto alle case e sotto le strade, mentre nessuna opera di mitigazione del rischio è stata ancora realizzata.
Otto anni dopo. A otto anni esatti dal ciclone Cleopatra, il terrore non è mai passato. Anche nei giorni scorsi, tra allerte meteo non proprio rassicuranti e improvvise bombe d’acqua, Olbia ha vissuto nuove ore di paura. La città oggi è sicuramente più consapevole e preparata a gestire un’eventuale emergenza, ma l’unico intervento che cambierà davvero la situazione è la realizzazione del piano di mitigazione del rischio idrogeologico, che ancora non c’è. La contrapposizione di idee e visioni, e una battaglia che è subito diventata politica, ha messo il freno alle opere. Tramontato il piano Mancini, il Comune proverà adesso a portare avanti in maniera definitiva il progetto basato sullo studio di fattibilità Technital, alternativo al Mancini e da sempre sostenuto dal sindaco Settimo Nizzi. Finita la campagna elettorale, se n’è parlato anche una settimana fa in Consiglio comunale. Il primo cittadino ha spiegato che entro il mese potrà essere adottata la variante del Pai, propedeutica alla preparazione del nuovo progetto. Nella sua ultima diretta Facebook, il sindaco ha poi annunciato che, a breve, in città si terrà una riunione con diversi progettisti.
Il ricordo. Nel pomeriggio del 18 novembre del 2013, un lunedì, sulla città si scatenò l’inferno. I canali, fino a qualche giorno prima dei rigagnoli che scorrevano placidi e silenziosi, si trasformarono in fiumi impazziti. L’acqua travolse le strade, le scuole, centinaia di case, interi quartieri. Migliaia gli sfollati. E nove i morti solo a Olbia e nelle zone attorno. In via Belgio morirono Morgana Giagoni, 2 anni, e la mamma Patrizia Corona, di 42. In periferia Francesco ed Enrico Mazzoccu, 35 e 4 anni, padre e figlio. In via Lazio Anna Ragnedda, di 83 anni, e in via Romania Maria Massa di 88. Poi le tre vittime della voragine lungo la strada provinciale (ancora non è stata riaperta) alle pendici di Monte Pino: Bruno Fiore di 68 anni, Sebastiana Brundu di 61 e Maria Loriga di 54. Quattro i morti ad Arzachena: Isael Passoni con la moglie Cleide Mara Rodriguez, entrambi 42 anni, e i figli Weriston di 20 e Laine Kellen di 16. Ogni anno era una fiaccolata laica e senza stendardi a ricordare le vittime del ciclone Cleopatra, con centinaia di persone che marciavano lungo le strade del fango. Anche quest’anno, a causa della pandemia e anche delle previsioni meteo, i giovani promotori della fiaccolata hanno preferito non rischiare e quindi non organizzare nessuna fiaccolata. Nella chiesa di San Michele Arcangelo, parrocchia che abbraccia le zone più colpite da Cleopatra, alle 18.30 sarà celebrata una messa in memoria delle vittime.
Otto anni dopo. A otto anni esatti dal ciclone Cleopatra, il terrore non è mai passato. Anche nei giorni scorsi, tra allerte meteo non proprio rassicuranti e improvvise bombe d’acqua, Olbia ha vissuto nuove ore di paura. La città oggi è sicuramente più consapevole e preparata a gestire un’eventuale emergenza, ma l’unico intervento che cambierà davvero la situazione è la realizzazione del piano di mitigazione del rischio idrogeologico, che ancora non c’è. La contrapposizione di idee e visioni, e una battaglia che è subito diventata politica, ha messo il freno alle opere. Tramontato il piano Mancini, il Comune proverà adesso a portare avanti in maniera definitiva il progetto basato sullo studio di fattibilità Technital, alternativo al Mancini e da sempre sostenuto dal sindaco Settimo Nizzi. Finita la campagna elettorale, se n’è parlato anche una settimana fa in Consiglio comunale. Il primo cittadino ha spiegato che entro il mese potrà essere adottata la variante del Pai, propedeutica alla preparazione del nuovo progetto. Nella sua ultima diretta Facebook, il sindaco ha poi annunciato che, a breve, in città si terrà una riunione con diversi progettisti.
Il ricordo. Nel pomeriggio del 18 novembre del 2013, un lunedì, sulla città si scatenò l’inferno. I canali, fino a qualche giorno prima dei rigagnoli che scorrevano placidi e silenziosi, si trasformarono in fiumi impazziti. L’acqua travolse le strade, le scuole, centinaia di case, interi quartieri. Migliaia gli sfollati. E nove i morti solo a Olbia e nelle zone attorno. In via Belgio morirono Morgana Giagoni, 2 anni, e la mamma Patrizia Corona, di 42. In periferia Francesco ed Enrico Mazzoccu, 35 e 4 anni, padre e figlio. In via Lazio Anna Ragnedda, di 83 anni, e in via Romania Maria Massa di 88. Poi le tre vittime della voragine lungo la strada provinciale (ancora non è stata riaperta) alle pendici di Monte Pino: Bruno Fiore di 68 anni, Sebastiana Brundu di 61 e Maria Loriga di 54. Quattro i morti ad Arzachena: Isael Passoni con la moglie Cleide Mara Rodriguez, entrambi 42 anni, e i figli Weriston di 20 e Laine Kellen di 16. Ogni anno era una fiaccolata laica e senza stendardi a ricordare le vittime del ciclone Cleopatra, con centinaia di persone che marciavano lungo le strade del fango. Anche quest’anno, a causa della pandemia e anche delle previsioni meteo, i giovani promotori della fiaccolata hanno preferito non rischiare e quindi non organizzare nessuna fiaccolata. Nella chiesa di San Michele Arcangelo, parrocchia che abbraccia le zone più colpite da Cleopatra, alle 18.30 sarà celebrata una messa in memoria delle vittime.