Fausto Noce, il valoroso aviatore sardo morto in volo a soli 24 anni
Il parco cittadino amato dagli olbiesi porta il nome del pilota di aerei nato a Tempio nel 1896. Rimase vittima di un tragico incidente nei pressi di Varese
OLBIA. Lo sguardo fiero di chi non ha paura di svolazzare a bordo di preistorici aeroplani. E poi un cappotto in pelle scura ben stretto in vita, i pantaloni alla zuava e i capelli tirati all’indietro come andavano di moda cento anni fa. È lui l’uomo che dà il nome al grande parco verde dove oggi gli olbiesi passano il tempo a correre, passeggiare e giocare a tennis, basket e pallone. Eroe delle altezze, sardo, classe 1896, Fausto Noce fu un abile aviatore morto troppo presto, a soli 24 anni, in un incidente aereo alle porte di Varese. La sua tragica fine colpì profondamente la sua Sardegna, tanto che nell’allora Terranova, pochi mesi dopo la sua morte, le autorità militari decisero di intitolargli il primitivo campo di volo che un tempo sorgeva al posto dell’attuale parco cittadino. Una storia recentemente riportata alla luce e della quale resta ancora qualche traccia. Innanzitutto il nome del parco, che si chiama appunto Fausto Noce, e poi la vecchia casa dell’aviazione alle spalle della sede della Croce Bianca. Una struttura abbandonata che il Comune intende però recuperare con l’obiettivo di trasformarla in un museo dell’aviazione.
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Chi era Fausto Noce. La famiglia di Fausto Noce era originaria di Porto Torres. Ma lui nacque a Tempio nel giorno di Natale del 1896. Il padre Battista, infatti, era un geometra del catasto e in quel periodo lavorava proprio nella città gallurese. La mamma si chiamava invece Battistina Ferrari e, come riporta l’atto di nascita, al bambino venne dato, insieme al nome Fausto, anche quello di Natalino. Il futuro aviatore, come aveva ricostruito la studiosa Eugenia Tognotti sul Messaggero Sardo, partì al fronte nel 1916 per combattere la prima guerra mondiale sul Carso, come sottotenente nella Brigata Catanzaro. Dopo essersi ripreso in seguito a una brutta ferita, nel 1918 Fausto Noce entrò nell’aviazione e prese parte a delicate e pericolose operazioni. Una passione, quella per il volo, che alla fine, dopo la guerra, diventò un mestiere. Nell’estate del 1920 venne così spedito in Albania, ai tempi un protettorato italiano, dove rischiò anche di morire nel corso di un incidente aereo. Morte che arrivò però pochi mesi più tardi, a Varese, quando il giovane aviatore si schiantò al suolo, il 5 ottobre del 1920, mentre era impegnato nel collaudo di un aereo Br 9020 con motore Fiat.
Il campo di volo. A Olbia, che ai tempi si chiamava ancora Terranova, nel 1921 venne inaugurato, tra i canali San Nicola e Zozò, un polveroso campo di volo che venne intitolato proprio a Fausto Noce, nella stessa area di circa 20 ettari oggi occupata dal grande parco urbano. Del vecchio campo di volo resta ancora la casa dell’aviazione: un rudere che verrà prima o poi ristrutturato dal Comune e del quale si è interessata anche Patrizia Moretti, mantovana, la nipote di Achille Sbarbada, cioè l’ultimo direttore del campo olbiese. La stessa Patrizia Moretti, la scorsa estate, si è messa a disposizione della città e ha incontrato il sindaco Settimo Nizzi, che le ha annunciato l’intenzione del Comune: recuperare la struttura per dare vita a un museo dedicato alla storia dell’aviazione in città.
Prima degli aerei. L’area (e anche una via) porta dunque da oltre un secolo il nome di Fausto Noce. Ma prima ancora, come ricorda l’intitolazione di una passeggiata lungo il canale, la zona era conosciuta con il toponimo di Sos Salineddas. Prima delle grandi bonifiche di inizio Novecento, l’area era infatti occupata da un grande stagno un periodo utilizzato come salina.
