La Nuova Sardegna

Olbia

Tre morti nella voragine tre dirigenti condannati

di Tiziana Simula
Tre morti nella voragine tre dirigenti condannati

Russo, Mela e Sini ritenuti responsabili di omicidio colposo plurimo e disastro I legali delle vittime: «Non fu colpa del meteo ma delle mancate manutenzioni»

15 marzo 2022
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OLBIA. La sentenza è arrivata poco dopo le 11 del mattino a oltre otto anni dalla tragedia che provocò tre vittime e un ferito. Per il tribunale di Tempio, i dirigenti della Provincia, Pasquale Russo e Giuseppe Mela, e il tecnico Graziano Sini, sono responsabili del crollo della strada provinciale 38 bis e della morte di Bruno Fiore, di sua moglie Sebastiana Brundu, e della consuocera Maria Loriga, precipitati con l’auto su cui viaggiavano nella voragine che squarciò l’asfalto durante l’alluvione del 18 novembre 2013. Il giudice Camilla Tesi ha condannato a un anno e 11 mesi per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, il dirigente della viabilità della provincia Olbia Tempio, Pasquale Russo, a un anno e 9 mesi il dirigente della viabilità della provincia di Sassari, Giuseppe Mela, e a un anno il tecnico della Provincia di Olbia Tempio, Graziano Sini. Pena sospesa per tutti. Il pubblico ministero Ilaria Corbelli aveva chiesto due anni e 8 mesi per i dirigenti e la metà per i tecnici. Assolto “per non aver commesso il fatto” l’altro tecnico della provincia Olbia Tempio, Francesco Prunas. Condannata quale responsabile civile la Provincia. Dichiarato invece prescritto il reato di lesioni riferito all’unica sopravvissuta, Veronica Gelsomino, rimasta gravemente ferita nel crollo della strada di Monte Pino. Disposto il pagamento di una provvisionale di 30mila euro e 15mila euro per ogni parte civile. In aula alla lettura del dispositivo, c’erano i familiari delle vittime, sempre presenti alle udienze da quando è cominciato il processo. «Almeno abbiamo una sentenza, abbiamo aspettato nove anni», hanno detto con l e lacrime agli occhi.

«Con questa sentenza si attribuiscono responsabilità a delle persone e non all’eccezionalità e imprevedibilità di un evento meteorologico», commentano gli avvocati Maurizio Mani e Nicoletta Mani che assistono i familiari di Maria Loriga.

Si chiude così il processo di primo grado per i morti nel crollo della strada di Monte Pino. Per quella stessa tragedia altri due imputati, il progettista Giuseppe Muzzetto e il collaudatore Antonio Zuddas, avevano scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Erano stati condannati entrambi in primo grado, mentre in appello è stata confermata la condanna solo per il progettista, mentre il collaudatore è stato assolto.

Dirigenti e tecnici erano accusati di non aver provveduto alla manutenzione e al controllo della strada. Per l’accusa, a provocare il crollo della provinciale è stato l’ammaloramento del tubolare, corroso e squarciato in diversi punti. Accusa che i difensori degli imputati hanno cercato strenuamente di smontare facendo leva su quanto era emerso dalla perizia fatta eseguire dallo stesso tribunale. È cioè che la strada sia collassata non a causa della mancata manutenzione ma perché «mal progettata e mal costruita». È stato un processo lungo, nel corso del quale sono stati sviscerati tutti gli aspetti, da quelli tecnici alla portata meteorologica, e sentiti numerosi testimoni. Un anno fa, il giudice, accogliendo le richieste del collegio difensivo, aveva disposto una perizia per accertare le cause del crollo alla luce delle forti divergenze emerse tra le consulenze tecniche dell’accusa e quelle della difesa. Ieri la condanna per tre dei quattro imputati. Le motivazioni si conosceranno tra 90 giorni.

Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Angelo Merlini e Donatella Corronciu (Russo), Antonio Falchi e Costanzo Foddai (Sini), Mauro Muzzu e Aurora Masu (Prunas), Giovanni Mela (Mela), Agostinagelo Marras (Provincia). Per la parte civile, gli avvocati Maurizio e Nicoletta Mani (Loriga), Massimo Delogu (Fiore) e Fabio Diomedi (Gelsomino).

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