Olbia, il parco del Padrongianus verso la svolta: il Comune studia la riapertura
La soluzione nel Contratto di fiume: arrivano i primi 10 milioni di euro
Olbia. Il parco risale dal fondo del dimenticatoio. La riapertura del pesante cancello non è una questione di giorni ma intanto si lavora per dare una nuova vita al Padrongianus. Tutto passa per il Contratto di fiume. La firma è avvenuta e il Comune ha ottenuto i primi 10 milioni di euro. Dovrebbero arrivarne altri. Se ne parla già da un po’ e ieri mattina, sabato 8 giugno, in un incontro al museo archeologico, è arrivata la conferma. In realtà ci si è concentrati soprattutto su altro – e cioè sulle esperienze delle donne che operano nei mari e nei fiumi – ma il seminario è stato promosso all’interno dello stesso progetto che porterà alla riqualificazione della zona del Padrongianus e anche di Sa Corroncedda. «Potremo realizzare numerose attività – dice il sindaco Settimo Nizzi –. Comunque l’obiettivo del Contratto non è solo il risanamento ambientale ma anche quello di dare un lavoro stabile alle persone con difficoltà. Così come stiamo facendo con il progetto Iti». Con il Contratto di fiume – un protocollo che dà la possibilità di partecipare a un bando nazionale per la rigenerazione ambientale e sociale – il Comune potrà insomma riattivare il parco fluviale chiuso ormai da nove anni. E cioè da quando fu soppressa la Provincia gallurese, l’ente che aveva deciso di aprire un parco con camminamenti, giochi, canoe, biciclette e progetti ambientali sulle sponde del fiume che scorre a sud di Olbia.
Il progetto. Il Comune, che aveva poi ottenuto dalla Provincia di Sassari la gestione del parco per 99 anni, ha inserito il Padrongianus all’interno del Contratto di fiume. Compresa nel piano di rigenerazione anche la vicina area di Sa Corroncedda, dove si trovava il campo rom e dove venne creata una enorme discarica a cielo aperto. «La zona era stata abbandonata – dice Nizzi riferendosi al parco del Padrongianus – e poi frequentata da persone che, invece di piantare un fiore, hanno portato via tegole, porte e altri materiali. Così abbiamo pensato che, nel piano dei Contratti di fiume, ci fosse la possibilità di rimettere a posto l’area». Il sindaco parla anche dell’ex campo rom di Sa Corroncedda. «Era stato creato lì parecchi anni fa – spiega Nizzi –. Un agglomerato così lontano dalla nostra comunità che è poi diventato un ghetto. È una cosa che nel mondo attuale non si può accettare, quindi lo abbiamo chiuso per dare un’opportunità, per creare una via di integrazione. Non è semplice, ma sono convinto che con il tempo ci riusciremo: i loro figli nascono a Olbia e si sentono olbiesi».
La storia. Il parco venne chiuso nel 2015. Una pessima notizia per la città, considerato che si trattava di uno dei luoghi più amati e frequentati in assoluto. Le strutture del parco vennero subito prese di mira dai vandali: infopoint devastato, cartelli capovolti e impianti rubati. Smontata anche la piccola auto elettrica che un tempo viaggiava lungo i sentieri del parco e distrutti pure i giochi per i bambini e il piccolo pontile utilizzato per il noleggio dei kayak. Poi il passaggio al Comune per 99 anni, con l’obiettivo di riattivare un giorno il polmone verde. La situazione del parco era più volte finita al centro del dibattito politico. L’ultimo a intervenire, a marzo, era stato il consigliere di minoranza Eugenio Carbini del gruppo Liberi.
Le donne e l’acqua. Al museo, ieri mattina, il primissimo incontro promosso all’interno del Tavolo dei Contratti di fiume da Comune, università di Sassari e Distretto idrografico. Questo il tema: “Le donne dell’acqua e l’oro blu di Olbia”. Le protagoniste sono state le donne impegnate tra mare e fiumi in diversi campi. Sono intervenute Silvia Serreli, referente per la Regione del tavolo, Paola Rizzuto, coordinatrice Donne dell’acqua, Isotta Gattorna della Marina, la sportiva Maria Forteleoni, la campionessa di apnea Chiara Sanna, la biologa Giorgia Nervegna, la formatrice Benedetta Planetta, l’esperta di diritto Valentina Planetta e Barbara Davidde, direttrice nucleo archeologia subacquea. Sono intervenuti anche Gianna Masu, manager del Comune, Massimo Bastiani, coordinatore nazionale del Tavolo dei contratti di fiume, e l’architetto Giovanni Maciocco, che in questi giorni al museo espone la sua mostra. È stata infine ricordata l’assessora comunale Patrizia Bigi, scomparsa nel 2016.