Olbia, chirurghi riconoscono la malattia rara e salvano la vita a un uomo
Il racconto della moglie: «Tre mesi di ricovero al Giovanni Paolo II, équipe straordinaria»
Olbia «In una sanità gravemente malata, dove si vedono file interminabili al pronto soccorso, dove i reparti sono al collasso e dove ci sono liste d’attesa di mesi e mesi per avere una prestazione, ci sono però la competenza, la sensibilità e l’abnegazione del personale. Nonostante gli organici siano ridotti all’osso, gli operatori in campo, anche se stremati, fanno il possibile, e spesso anche i miracoli, per garantire la miglior assistenza possibile. Mio marito, ricoverato per tre mesi all’ospedale di Olbia, con me sempre al suo fianco, è stato curato e assistito in modo esemplare. Hanno diagnosticato dal primo istante la sua grave patologia e, soprattutto, gli hanno salvato la vita». Vanessa, una donna di Golfo Aranci, ora sorride. Suo marito Gianmario, dimesso dall’ospedale circa due settimane fa, sta finalmente bene.
Ma in questi tre mesi trascorsi all’ospedale non sono mancati i giorni pieni di dolore, paura e disperazione, quando si pensava che fosse arrivata la fine di tutto. «Quelli sono stati momenti terribili ma per fortuna sono solo un ricordo – dice Vanessa –. Vorrei raccontare questi tre mesi trascorsi all’ospedale, perché è giusto dare merito a chi, veramente, ha dato tutto: medici, infermieri, Oss, nessuno escluso, hanno assistito, curato, coccolato mio marito durante l’intera degenza. Ogni dieci minuti lo controllavano e ogni volta chiedevano a me se avessi bisogno di qualcosa. Tutto questo è accaduto nel reparto di Medicina d’Urgenza dove c’è un’équipe straordinaria».
Vanessa parte dall’inizio. «Il 9 maggio scorso, mio marito Gianmario, che ha 55 anni, ha cominciato a stare male: aveva dolori e bruciori insopportabili e non riuscivamo a capire che cosa li causasse. Siamo arrivati al pronto soccorso del Giovanni Paolo II di mattina, lo hanno sottoposto subito a una serie di accertamenti e alle 15,30 era già in sala operatoria. I chirurghi hanno capito immediatamente di che patologia si trattasse e non hanno perso tempo. Gianmario era stato colpito dalla Gangrena di Fournier, un’infezione batterica rara e pericolosa che colpisce i genitali esterni. Dopo l’intervento è stato in Rianimazione per dieci giorni, poi è stato finalmente spostato nel reparto di Chirurgia d’Urgenza. Da quel momento medici e infermieri si sono occupati di lui giorno e notte, sottoponendolo a tutte le terapie necessarie. C’è stato un momento in cui non migliorava ed eravamo devastati dal terrore. Ma non abbiamo mai perso la speranza e, soprattutto, l’équipe del reparto non ha mai mollato. E abbiamo vinto. Ecco, oggi posso e devo dire grazie a tutti coloro che lavorano in quel reparto. Tutti competenti, tutti professionali, ma anche tutti dotati di un’umanità incredibile. Io sono sempre stata vicino a mio marito, mi consentivano di trattenermi anche oltre l’orario stabilito, trovavano sempre il modo di confortarci, di darci la carica. E non ci siamo mai sentiti soli. Guardavo i medici, gli infermieri, gli operatori socio sanitari: lavorano in condizioni difficilissime, li ho visti spesso esausti, con tante ore di lavoro alle spalle. Ma sono sempre lì, al loro posto, pronti a curare i loro pazienti».
Poche, ma piene di affetto e gratitudine, le parole di Gianmario. «Non ho trascorso tre mesi in ospedale, sono stato in una grande famiglia. Non mi hanno solo dato l’assistenza e le cure di cui avevo bisogno perché a livello empatico sono stati eccezionali, attenti e presenti. Non li dimenticherò. Grazie di cuore per tutto ciò che avete fatto per me».