Morto dopo una rissa, dubbi dall’autopsia: sotto esame le cure dei medici di Olbia
Giuseppe Mannoni di Thiesi, dopo una prima visita era andato via dal Giovanni Paolo II. Il giorno dopo era stato male e operato per un ematoma cerebrale a Nuoro
Olbia Un colpo di scena durante l’autopsia apre le porte a nuove clamorose ipotesi d’inchiesta sulla tragica fine di Giuseppe Mannoni, il ragazzo 28enne di Thiesi morto il 3 settembre scorso nel reparto di rianimazione dell'ospedale San Francesco di Nuoro. La causa del decesso risulta un ematoma cerebrale riportato sbattendo violentemente la testa in terra al culmine di una lite avvenuta il 26 agosto in un parcheggio di Baja Sardinia, dopo una serata trascorsa al Phi beach, locale esclusivo dell’estate in Costa Smeralda, distante diverse centinaia di metri dal luogo della tragedia.
Colpo di scena e svolta nell’indagine perché il medico legale Michele Usai ieri , 10 settembre, ha iniziato e subito sospeso l’autopsia chiedendo lumi alla Procura di Tempio – il rapporto è già sul tavolo del titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore Noemi Mancini – su evidenti nuovi elementi emersi nel corso dell’esame necroscopico. Si tratterebbe di una profonda lesione cranica, una frattura, immediatamente visibile e forse riconoscibile anche con una accurata visita al paziente ancora in vita.
Una conclusione che inevitabilmente chiama in causa i soccorritori del giovane, a cominciare dai medici dell’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia, la cui posizione è ora al vaglio degli inquirenti. Sono proprio i medici che hanno prestato le prime cure a Giuseppe Mannoni, prima che abbandonasse volontariamente la struttura senza aspettare lo svolgimento degli ulteriori accertamenti diagnostici disposti dagli stessi sanitari. Il giovane, infatti, era ritornato a casa, a Thiesi, dove la mattina successiva si era però sentito male. A quel punto era stato accompagnato prima all'ospedale di Ozieri e poi, vista la gravità della situazione, a quello Nuoro con l’elisoccorso. Al San Francesco Mannoni era stato sottoposto a un intervento chirurgico per la riduzione dell’ematoma cerebrale. La morte il 3 settembre, dopo alcuni giorni di coma.
Questi nuovi elementi sono destinati a cambiare l’orizzonte e la prospettiva dell’inchiesta coordinata dalla Procura e svolta dai carabinieri del reparto territoriale di Olbia al comando del tenente colonnello Michele Monti, che per ora vede un solo iscritto nel registro degli indagati.
Si tratta di un giovane di nazionalità tedesca, 25 anni, di nome Arthur Shendric, accusato di omicidio preterintenzionale. Sarebbe lui l’improbabile compagno di Giuseppe Mannoni in una serata finita a botte per futili motivi. Al momento il giovane tedesco risulta irreperibile, come conferma il suo difensore, l’avvocato Pierfranco Tirotto, nominato d’ufficio.
La madre di Giuseppe Mannoni è invece assistita dall’avvocato Nicola Satta. Cosa succederà adesso è presto detto: sulla base del rapporto presentato dal medico legale il magistrato dovrà considerare i nuovi elementi e decidere se allargare il campo dell’indagine valutando la posizione dei medici dell’ospedale di Olbia che hanno prestato le prime cure al giovane e che – ma è soltanto un’ipotesi – potrebbero aver sottovalutato le sue condizioni. A quel punto, l’autopsia sospesa potrà essere ripresa con la possibilità, se ci saranno altri indagati, di nominare difensori e consulenti medici per assistere all’esame necroscopico
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