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Olbia, droga nei contatori e rider per la consegna a domicilio: ecco lo spaccio in città

di Carolina Bastiani
Olbia, droga nei contatori e rider per la consegna a domicilio: ecco lo spaccio in città

Lo studio dei ricercatori: San Simplicio e il centro storico i quartieri più interessati. Il sindaco Nizzi: «Presto 240 telecamere di videosorveglianza»

25 settembre 2024
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Olbia Rider della droga, cocaina nascosta nei contatori della luce, piazze di spaccio diffuse non solo nei quartieri più difficili. Così si è presentata Olbia agli occhi dei ricercatori dell’Università di Sassari e dell’Osservatorio sociale sullo sviluppo e sulla criminalità nell’isola (Oscrim), autori de “La felicità non abita più qui. Lo spaccio delle droghe in Sardegna”. Il volume, curato dalla sociologa Antonietta Mazzette, responsabile Oscrim, contiene, tra gli altri, i contributi di Sara Spanu e Daniele Pulino e chiude una trilogia. E cioè quella sul narcotraffico, un fenomeno affermatosi nell’isola negli ultimi decenni e che ha significato il passaggio dai sequestri di persona alle coltivazioni di cannabis. 

Le piazze di spaccio. Posto che il fenomeno è diffuso in tutta la regione, e posto anche che i centri urbani sono i luoghi in cui si spaccia di più, il caso di Olbia è significativo. A spiegare il perché è Sara Spanu. Diversamente da Cagliari e Sassari, infatti, a Olbia si è imposto un nuovo modello di spaccio della droga. Se nei maggiori centri sardi questo è associato a determinati quartieri caratterizzati da disagio economico e marginalizzazione sociale, a Olbia accade il contrario. Lo smercio di droga avviene in un’area – quella tra San Simplicio e il centro storico – non sempre degradata, ma, anzi, attrattiva. Il centro storico in particolare ha subito numerosi interventi di riqualificazione e rigenerazione che hanno dato valore agli spazi urbani. Eppure, il fenomeno è collocato lì, a dimostrare che lo spaccio non riguarda solo le aree marginali, ma è trasversale e si riorganizza di volta in volta.

Un’altra peculiarità del contesto olbiese, è costituita dalle cosiddette piazze “diffuse”. Ancora una volta in contrasto con Cagliari e Sassari, dove le piazze sono concentrate prevalentemente in spazi chiusi e hanno perimetri identificabili, per esempio in aree residenziali, come i condomini, a Olbia l’attività di spaccio avviene all’interno di confini sfumati e flessibili e, soprattutto, in spazi aperti e pubblici. Questi, appunto, sono percorsi dai rider che, come il migliore dei corrieri, all’ora e nel luogo concordato, consegnano la droga direttamente a domicilio. Non mancano nemmeno le figure delle sentinelle e delle “guardie” che indirizzano l’acquirente, all’interno di una rete dove nulla è lasciato al caso. Singolare anche il caso, emerso durante un’intervista, in cui lo scambio di droga avviene tramite i contatori della luce, con i proprietari delle case ignari di ciò che succede fuori dalla porta. 

I dati regionali. Le informazioni raccolte dal 2017 al 2022 e illustrate Daniele Pulino, dunque, hanno fotografato i cambiamenti che hanno investito la Sardegna nel momento in cui si è trasformata in luogo di produzione di cannabis, dopo la stagione dei sequestri di persona. Il lavoro è incentrato sullo spaccio, l’ultimo anello del narcotraffico, perché è quello che ha effetti più diretti e visibili sul territorio. Il monitoraggio giornaliero, oltre a scoprire 1.698 casi di vendita al dettaglio, ha permesso di tracciare il profilo dello spacciatore: nel 42% dei casi, il soggetto ha meno di 30 anni e, in 9 casi su 10, è un uomo. Relativamente alle droghe più assunte, predomina la marijuana, seguita da cocaina, hashish ed eroina. E, mentre quest’ultima è un fenomeno prettamente urbano, la cocaina, che costa sempre di meno, è diffusa su tutto il territorio. Un altro dato interessante è costituito dai sequestri fatti dalle forze dell’ordine: oltre ai 33 mila chili di diversi tipi di sostanze illegali, sono state sequestrate anche armi, ad indicare l’esistenza di un embrione di criminalità organizzata.

L’evoluzione. Una criminalità che, come spiega il magistrato Gianni Caria, in Sardegna si è evoluta proprio grazie alla presenza sul territorio di piantagioni. «In Sardegna si coltiva canapa indiana, da cui si ricavano marijuana e hashish. Esistono molte piantagioni – sottolinea Caria – e questo significa maggiore disponibilità di droga, i cui proventi, non solo finiscono nelle tasche di chi le coltiva, ma vengono anche reinvestiti per eroina, cocaina, armi e altri affari con la criminalità organizzata». Nell’isola, la mafia siciliana, la ‘ndrangheta e la camorra operano proprio attraverso la criminalità locale.

Le telecamere. Nonostante, come illustrato da Antonietta Mazzette in riferimento al 2022, il consumo di droga abbia coinvolto in tutto il mondo 300 milioni di persone tra i 15 e 64 anni, il problema sembra essere ignorato dalla politica, sia europea che regionale. Particolarmente sensibile al tema, però, si è mostrato il sindaco Settimo Nizzi, che oltre ad aver raccontato gli effetti dell’abuso di droga sulle persone visti dagli occhi di medico, ha ribadito l’impegno dell’amministrazione sul territorio. «Certe volte ci sentiamo inermi, perché non riusciamo mai a debellare completamente il fenomeno – spiega –. Noi andremo sempre alla ricerca di questi atti criminosi, anche se la piazza si sposta. Per questo motivo, stiamo mettendo a dimora circa 240 telecamere di sicurezza che verranno verificate dalle forze dell’ordine».

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