A Olbia sempre meno insegne: «Per la giunta è un fallimento»
Il Pd all’attacco: «Canone unico e regolamento colpiscono i commercianti»
Olbia Sulle strade della città si affacciano sempre meno insegne. I titolari di negozi, bar, uffici e ristoranti preferiscono rinunciare. I motivi sono due: da una parte le tariffe salate del Canone unico patrimoniale, dall’altra il regolamento approvato poco più di un anno fa dal consiglio comunale che detta le regole su colore, posizione, forma e tipologia. Uno scenario, quello di una città che resta con pochissime insegne, che continua a generare polemiche e malcontento tra i commercianti. Pietro Spano, segretario cittadino del Pd, va così all’attacco della giunta Nizzi. «L’obiettivo – dice Spano – era ottenere maggiori introiti, attraverso il Canone unico patrimoniale, e mettere ordine alle insegne in città, tramite il nuovo regolamento. In realtà l’azione della giunta è stata fallimentare. Tutte queste restrizioni hanno spinto i commercianti a smontare le loro insegne. Di conseguenza, il Comune non riuscirà neanche a incassare quanto preventivato».
I commercianti avevano un anno di tempo per adeguarsi al regolamento: 200 pagine dove è spiegato ciò che si può e ciò che non si può fare. Qualche esempio: vietati i tubi al neon con luce proiettata in copertura e no alle insegne sui locali, che dovranno essere all’interno degli infissi, a eccezione dei grandi locali commerciali oppure degli edifici con due o tre piani come gli hotel. Vietate anche le insegne a bandiera, consentite solo per le farmacie, distributori di carburante, tabacchi e totem dei grandi centri di distribuzione. E adesso che il tempo è scaduto, in città sono così scomparse anche tante delle insegne che erano riuscite a rimanere accese nonostante la modifica delle tariffe del Canone unico, che risale ormai a tre anni fa. «Nell’ultimo bilancio di previsione – ricorda il segretario del Partito democratico – per il 2025 è stato previsto un gettito di 2,9 milioni per quanto riguarda il Canone unico. Come si fa a raggiungere una simile cifra se i commercianti le loro insegne le hanno smontate? Bisogna stare attenti: gli introiti saranno molti meno rispetto a quelli previsti dalla giunta. Stiamo parlando di conti pubblici. La giunta farebbe bene ad ammettere di aver sbagliato e tornare quindi sui suoi passi. Le regole sono troppo stringenti. Non si è mai vista una città senza insegne pubblicitarie. Senza contare, poi, il fatto che la voce dei commercianti non sia mai stata presa in considerazione». (d.b.)