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Le barche danneggiano le praterie: parte la riforestazione di posidonia

di Carolina Bastiani
Le barche danneggiano le praterie: parte la riforestazione di posidonia

Santa Teresa, al via il progetto mediterraneo Artemis all’interno dell’Amp di Capo Testa

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Santa Teresa Gli operatori scientifici subacquei hanno già avviato la raccolta di duemila talee, che verranno messe a dimora in venti metri quadrati, precedentemente mappati, monitorati e giudicati idonei. L’obiettivo è la riforestazione di posidonia oceanica – pianta marina endemica del Mediterraneo – in zone particolarmente deteriorate dall’impatto antropico legato soprattutto all’attività nautica. Il sito di ripristino si trova all’interno dell’Area marina protetta di Capo Testa-Punta Falcone, uno dei quattro siti pilota del progetto Artemis, che appunto si dedica al restauro delle praterie di fanerogame marine nel Mediterraneo. Il progetto è coordinato dal gruppo tecnico della Medsea Foundation e dalla biologa marina Francesca Frau che ne è responsabile, in stretta collaborazione con il personale dell’Amp e con Yuri Donno, il suo direttore. Ulteriori interventi di monitoraggio per stabilire l’efficacia di questa operazione sono già stati programmati per i prossimi mesi. Inoltre, nel corso dell’imminente giugno, l’Amp inaugurerà anche degli innovativi campi boa.

L’Amp. È il cuore pulsante del Mar Mediterraneo e non solo gioca un ruolo fondamentale per la biodiversità marina e la protezione delle coste, ma produce grandi quantità di ossigeno e contiene l’eccesso di Co2 prodotto dall’uomo. «Le praterie di posidonia – spiega la biologa marina Francesca Frau – sono un ecosistema chiave che stiamo cercando di proteggere e ripristinare con il progetto Artemis. Ogni talea messa a dimora non è solo un gesto di ripristino ecologico, ma un investimento concreto per il futuro del nostro mare. Queste praterie sono veri e propri scrigni di biodiversità e alleati formidabili nella lotta al cambiamento climatico grazie alla loro straordinaria capacità di sequestrare carbonio». Dello stesso avviso, Yuri Donno, direttore dell’Amp, partner associato del progetto Artemis. «L’Area marina protetta Capo Testa-Punta Falcone è orgogliosa di ospitare questo importante programma di riforestazione. La collaborazione con Medsea ci permette di intervenire concretamente nelle aree degradate dalla pressione antropica, restituendo vitalità a uno degli ecosistemi più preziosi del nostro mare». Ma non è tutto, perché l’azione dell’Amp si estende anche alla prevenzione. «Grazie ai fondi del Pnrr Mer – continua il direttore – abbiamo previsto la messa in opera di 150 boe in tutta l’area dell’Amp, dalla Licciola fino a Santa Reparata, per fornire punti di ancoraggio sostenibili alla nautica e proteggere i fondali». Si tratta di blocchi di cemento di terza generazione, eco friendly, che funzionano come corpi vivi. Queste boe, cioè, permetteranno alla microfauna di adattarsi ad esse, diventando tane per i pesci e favorendo lo sviluppo dei coralli. L’Amp è una pioniera in questo esperimento e ha già fissato il collaudo del campo per l’imminente mese di giugno.

Artemis. Il progetto Artemis, finanziato dal programma Interreg Euro-Med, è focalizzato su quattro siti pilota: Sardegna, Minorca, Creta e Monfalcone. Il suo obiettivo, grazie al sostegno decisivo di dieci partner, è promuovere pratiche pubbliche e investimenti privati nella conservazione della natura. Obiettivo perseguito anche attraverso la valutazione del valore economico e sociale di questi fondamentali ecosistemi. E infatti, anche a Santa Teresa, prima dell’intervento sul campo, sono state quantificate biodiversità e carbonio blu sia nella prateria degradata che in quella sana/pristina. A coordinare Artemis, la fondazione privata e no profit Medsea, che da dieci anni è a lavoro per tutelare e ripristinare gli ecosistemi marino-costieri, con lo scopo di velocizzare il processo di transizione ecologica e arrestare la perdita di biodiversità nel Mediterraneo.

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