La Nuova Sardegna

Olbia

L’inchiesta

Guerra per l’eredità milionaria, la seconda moglie del banchiere: «Mio marito in ospedale, i figli non lo cercavano»

di Tiziana Simula
Guerra per l’eredità milionaria, la seconda moglie del banchiere: «Mio marito in ospedale, i figli non lo cercavano»

Simonetta Iozzia, unica beneficiaria, è indagata per circonvenzione di incapace

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Olbia Un procedimento per circonvenzione di incapace già archiviato a Monaco, un altro, con la stessa accusa aperto dalla Procura di Tempio e un provvedimento di rimozione dei sigilli dalle due ville di Porto Cervo disposta dal giudice delegato del tribunale di Tempio, Alessandro Di Giacomo, provvedimento che fa seguito al dissequestro già avvenuto per la villa di Monaco. Sono gli ultimi sviluppi della controversia internazionale, condotta a colpi di cause civili e penali che si combatte tra Olbia, il Principato di Monaco e la Svizzera, per l’eredità di Adalberto Miani, banchiere originario di Torino e residente a Monaco, di casa in Costa Smeralda, morto nel dicembre 2024, a 86 anni. Nel suo testamento, Miani ha nominato erede universale dei suoi beni, la sua seconda giovane moglie, Simonetta Iozzia, 52 anni, originaria di Siniscola, sposata con rito civile a Olbia il 7 dicembre 2022, dopo quattro mesi dalla morte della moglie. I due figli del defunto ritengono che la donna abbia manipolato il vecchio e malato padre inducendolo al matrimonio, dilapidando il suo patrimonio e facendosi nominare erede universale.

«Mio marito ha vissuto lunghi mesi di degenza in ospedale. In quel periodo, i figli, pur così tempestivi nell’attivare percorsi giudiziari, non hanno mai mostrato la premura di cercarlo, né gli hanno offerto quella vicinanza affettiva che ogni genitore meriterebbe», dice Simonetta Iozzia, studi in giurisprudenza e imprenditrice nel settore ecosostenibile. Nessuna manipolazione dell’uomo, nessun allontanamento e isolamento dai suoi figli, nessuna sospensione delle cure oncologiche, ribatte. Sono loro a non averlo cercato, dice. Ed è stata solo lei a prendersene cura fino al momento della morte. Rovescia le accuse e racconta un’altra verità, sostenuta da alcuni provvedimenti giudiziari e civili che le hanno dato ragione. «Ciò che è stato detto finora non è stato riportato con completezza: l’accusa riproposta oggi davanti al Tribunale Italiano era già stata prontamente archiviata a Monaco. In quella sede, la Procura generale ha saputo riconoscere la fragilità delle informazioni presentate, ritenute fuorvianti e prive di fondamento», rimarca, riferendosi al procedimento penale con l’accusa di circonvenzione di incapace aperto dai magistrati galluresi nei suoi confronti, dopo la denuncia querela presentata alla Procura di Tempio dai figli di Miani, assistiti dagli avvocati Gildo Ursini, Marco Petitta e Marzia Ghigliazza.

A giorni, avverrà anche la rimozione dei sigilli nelle due ville di Porto Cervo, di cui lei è comproprietaria, disposta di recente dal tribunale di Tempio. Assistita dalle avvocate Angela Corda sul fronte penale e da Annamaria Bernardini de Pace su quello civile, Simonetta Iozzia porta avanti la sua difesa, certa di avere tra le mani tutta la documentazione necessaria a dimostrare la falsità delle accuse che le vengono mosse. A cominciare dal fatto che suo marito era perfettamente capace di intendere e di volere e che era del tutto consapevole di quello che faceva: a dimostrarlo 16 certificati medici rilasciati da specialisti diversi, sia in Sardegna che a Monaco. Per proseguire col fatto che il giudice, a Monaco, aveva sospeso l’amministrazione di sostegno, dopo che Miani aveva impugnato il provvedimento in seguito all’apertura dell’azione intrapresa dai figli nel 2023. Un altro elemento che emerge dalla documentazione, è che nella successione aperta dopo la morte della prima moglie, Miani aveva liquidato i figli riconoscendo loro, oltre alla legittima, un sesto in più ciascuno rispetto a quanto avrebbero dovuto avere.

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