Lavoro in Sardegna: stipendi tra i più bassi d’Italia. Ecco quanto si guadagna in ogni provincia
L’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre fa il punto sulla situazione dell’occupazione e dei salari in Italia
Sassari Mentre al Nord il lavoro si conta in giornate e si misura in buste paga pesanti, in Sardegna si fanno i conti con un cronico arretramento. Nel 2023 i lavoratori sardi hanno passato meno tempo al lavoro, negli uffici, nelle fabbriche e nei cantieri rispetto ai colleghi del resto d’Italia. E non è una questione di voglia di fare o di stereotipi logori sui “fannulloni del Sud”. È una questione di opportunità che mancano e di un mercato del lavoro che arranca.
I numeri parlano chiaro: Nuoro è la penultima provincia d’Italia per giornate retribuite, con appena 205,2 giorni lavorati in un anno. Peggio solo Vibo Valentia, ferma a 193.3. Non va molto meglio a Sassari (217,7), Sud Sardegna (221,3) e Oristano (238,2). Solo Cagliari si avvicina timidamente alla media nazionale (246,1 giornate), ma resta comunque distante anni luce dalle locomotive del Nord: Lecco (264,9), Biella (264,3), Vicenza (263,5). Province dove si lavora quasi un mese in più all’anno. Ma qui nessuno si tira indietro davanti alla fatica. Il punto è che la fatica, spesso, non basta.
Perché in Sardegna – e in tutto il Mezzogiorno – pesa l’economia sommersa che sfugge ai radar delle statistiche e un mercato del lavoro fragile, fatto di stagionalità e contratti a termine. Turisti che vanno e vengono, alberghi che chiudono a stagione finita, e una lunga fila di contratti part time non certo scelti, ma subiti. E se il lavoro scarseggia, i soldi pure.
E qui la Sardegna si ritrova ancora una volta a inseguire. I dati CGIA di Mestre non lasciano spazio a interpretazioni: Nuoro è tra le province dove si guadagna meno in assoluto, con una retribuzione media annua di 14.676 euro lordi. Subito dopo la provincia del Sud Sardegna, con una retribuzione annua
media di 16.594 euro, su 221,3 giornate lavorate, per una retribuzione giornaliera di 74,99 euro. Nella provincia di Sassari, la retribuzione media annua è stata di 16.626 euro, con 217,7 giornate lavorate e una retribuzione giornaliera di 76,37 euro. Nella provincia di Oristano, lo stipendio medio annuo è stato di 17.164 euro, su 238,2 giornate lavorate e una retribuzione giornaliera di 72,06 euro. Nel 2023, la provincia sarda con gli stipendi più alti è stata Cagliari, con una retribuzione media annua lorda di 20.230 euro, distribuita su 245,1 giornate lavorate, per una retribuzione media giornaliera di 82,54 euro. Una cifra che fa sembrare la media italiana (23.662 euro) quasi un miraggio. In testa alla classifica, c’è Milano, dove lo stipendio medio supera i 34.000 euro lordi. E lungo la via, Emilia – da Parma a Modena, passando per Bologna – gli stipendi volano sopra i 27.000 euro.Tutte le province sarde risultano ampiamente al di sotto della media nazionale di 23.662 euro di retribuzione annua e 96,14 euro di retribuzione giornaliera.
Il paradosso è tutto qui: dove il lavoro c’è, si lavora tanto e si guadagna bene. Dove il lavoro manca, si resta fermi e si incassa poco. E la Sardegna si ritrova in questo cortocircuito.
Sulle soluzioni la CGIA è molto chiara: non è solo il salario minimo per legge, che da solo rischia di essere una toppa su una falla ben più profonda. Serve piuttosto incentivare la contrattazione decentrata, tagliare il cuneo fiscale e premiare la produttività. In sintesi: più accordi tra aziende e lavoratori, più spazio ai premi legati ai risultati, meno tasse sul lavoro che strozzano i redditi più bassi.