La Nuova Sardegna

Olbia

La storia

Olbia, “Al Ciclope” da cinquant’anni sul trono della pizza

di Antonella Usai

	I titolari della storica pizzeria olbiese (foto di Vanna Sanna)
I titolari della storica pizzeria olbiese (foto di Vanna Sanna)

In un angolo di via Dettori c’è un pezzo di Olbia che non tramonta mai

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Olbia Una lunga storia nella teglia delle pizze al taglio. Vincenzo Porrazzo e Peppino Diana, cognati, nel 1975 forse neppure immaginavano che la loro pizzeria appena aperta, “Al ciclope”, sarebbe diventata uno dei simboli di Olbia. I due cognati, ormai in pensione, ora hanno lasciato le redini del locale a Roberto Degortes, genero di Vincenzo, e a Pierpaolo Diana, figlio di Peppino. Saranno loro quest’anno a spegnere le candeline del cinquantesimo compleanno.

La storia. Nel 1967 il siciliano Vincenzo Porrazzo decise di trasferirsi in Sardegna, a Olbia. In Sicilia, in provincia di Catania, lavorava in un forno che produceva prodotti dolci e salati. In Gallura la prima stagione la fece all’hotel Cervo e successivamente lavorò nella pasticceria Martini che prima era conosciuta come Secchi, in corso Umberto. Nel 1975 la svolta. Insieme al cognato Peppino Diana l’apertura di un locale tutto loro: “Al ciclope”, in via Acquedotto. Una novità, perché la loro pizzeria è stata la prima in città ad aprire anche la mattina. «Tanti clienti pensano che la pizzeria si chiami “Al ciclope” perché in ogni fetta di pizza che facciamo ci mettiamo una sola oliva – racconta Roberto Degortes – . In realtà, è perché Vincenzo, mio suocero, avendo origini siciliane ha voluto rendere omaggio alla sua terra e portando con sé tradizione e mitologia».

La tradizione resiste. Roberto Degortes racconta: «La pizzeria si è trasferita nel 1994 in via Dettori, dove si trova adesso, ma è bene ricordare che è stata aperta il 14 agosto del 1975. Vincenzo e Peppino sono stati i nostri maestri e ci hanno insegnato il mestiere. Prima di fare il pizzaiolo lavoravo nell’edilizia, ma andavo in pizzeria per dare una mano. Ho fatto doppio turno di lavoro per tanto tempo finché poi, nel 2010, ho deciso di abbandonare illavoro nell’edilizia e mi sono dedicato completamente alla pizzeria. Ho fatto tanta gavetta e poi insieme a Pierpaolo, che è arrivato un anno dopo di me, abbiamo continuato questa tradizione di famiglia». Pierpaolo Diana aggiunge: «Vincenzo e mio padre Peppino in realtà non dovevano aprire il 14 agosto ma dopo il 15. Un pomeriggio stavano provando il forno e facendo le prime preparazioni. L’odore della pizza però ha invaso la strada e quindi i passanti, sentendo il profumo di pizza appena sfornata, sono entrati e da quel momento è cominciata l’attività che quest’anno compie appunto cinquant’anni». «Quando è stata aperto – aggiunge – il locale non faceva solo pizze al gusto margherita, ma si sfornavano pizzette tonde piccole, focacce, pizzette con capperi e acciughe. Il gusto che attirava di più però era la margherita e cosi anche noi abbiamo deciso di fare quello». «Cavallo vincente non si cambia», aggiunge Roberto.

Il segreto. Il prodotto che viene servito oggi, infatti, non è cambiato nel tempo e Roberto spiega questa scelta: «Abbiamo mantenuto lo stesso standard, con prodotti e metodo di lavoro sempre uguale. L’unica cosa che abbiamo modernizzato è stato il forno perché quelli precedenti erano più lenti. Per le esigenze di prima bastavano, ma quando il lavoro e la clientela sono aumentati abbiamo bisogno di un forno molto più grande e potente». Pierpaolo Diana ha concluso: «La nostra pizzetta la mangiano proprio tutti ed è conosciuta non solo a Olbia. Abbiamo clienti che arrivano da Tempio, San Teodoro, Golfo Aranci e San Pantaleo. Il vero segreto è l’autenticità del prodotto. Molti clienti li abbiamo visti crescere e rimanere fedeli alla nostra pizza negli anni. Anche durante il Covid, per esempio, durante la prima chiusura, abbiamo offerto ai clienti il servizio di consegna gratuito. Ed è stato un successo che non ci aspettavamo anche perché è stata la prima volta in assoluto che provavamo questo servizio. Ecco perché con orgoglio portare avanti la storia e la tradizione del locale».

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