La Nuova Sardegna

Olbia

La protesta

Olbia, a Cabu Abbas cittadini in rivolta: «Fermate la maxi antenna»

di Dario Budroni

	Via Petra Niedda a Cabu Abbas (foto Vanna Sanna)
Via Petra Niedda a Cabu Abbas (foto Vanna Sanna)

Il ripetitore di 34 metri sorgerà in via Petra Niedda. I residenti: «Da sempre dimenticati»

3 MINUTI DI LETTURA





Olbia Tra i capannoni della zona industriale resiste ancora un piccolo pezzo di città. È fatto di eleganti villette e giardini ben curati, ma anche di strade piene di buche e servizi non proprio all’avanguardia. Adesso, dopo anni di attese e malumori, i cittadini che vivono poco lontano dalla chiesetta di Cabu Abbas hanno deciso di formare un comitato spontaneo. Ad accendere la miccia della protesta è l’apertura di un cantiere in via Petra Niedda, vicinissimo alle case, dove una prima colata di cemento anticipa l’innalzamento di un ripetitore per la telefonia mobile che dovrebbe superare i 34 metri di altezza. Così i residenti, che come portavoce hanno l’avvocato Antonio Pala, hanno presentato un esposto in Procura, in Comune, ai carabinieri, alla forestale e al Cipnes. Insieme chiedono di fermare l’attivazione dell’antenna. Un ripetitore che, secondo il comitato, qui non potrebbe neanche vedere la luce.

L’antenna. Sono diversi i motivi alla base della protesta. Si va dai timori per la salute alle questioni prettamente ambientali. «L’area di interesse è classificata D5, ovvero Zona di riqualificazione urbana e per attrezzature produttive – spiegano dal comitato –. Ed è sottoposta a una particolare tutela e regolamentazione che impone, nei lotti liberi rimasti al suo interno da destinare all’attività produttiva, due di proprietà del consorzio e due di privati, la realizzazione di sole attività del settore artigianale, commerciale e terziario, “compatibilmente con le esigenze abitative dei preesistenti insediamenti residenziali”, come stabilito dal piano regolatore territoriale del Cipnes». Invece, in via Petra Niedda si sta lavorando per tirare su un ripetitore. «La relazione tecnica allegata agli atti autorizzativi riporta che “l’installazione dell’impianto per l’erogazione del servizio di telefonia mobile è previsto all’esterno dell’area urbana, lontano da ospedali, scuole, asili nido, case di cura o simili” – proseguono dal comitato –. Dichiarazione, questa, fuorviante e non veritiera, visto che il lotto interessato è proprio al centro dell’agglomerato urbano-residenziale nel quale abitano più di venti famiglie». E poi ancora: «Tra gli abitanti del quartiere sono presenti neonati di pochi mesi e anziani, anche ultranovantenni, alcuni dei quali sono pazienti oncologici e con problemi cardiaci che meritano le medesime tutele dei cittadini ospiti di case di cura, asili nido e ospedali».

Famiglie dimenticate. Ma i timori legati all’installazione della maxi antenna sono solo gli ultimi dei problemi vissuti dai residenti di via Petra Niedda e delle strade attorno. Un pezzetto di città sorto parecchi anni fa prima che i capannoni della zona industriale arrivassero quasi alle pendici dei monti di Cabu Abbas. «Il quartiere subisce da decenni il totale disinteresse da parte del Comune e del Cipnes, ciascuno per quanto di propria competenza, nella erogazione dei servizi essenziali – ricordano dal comitato –. Le opere di urbanizzazione primaria sono praticamente inesistenti. Le reti elettrica, telefonica e idrica sono state realizzate a cura e spese dei residenti fin dalla prima metà degli anni Ottanta. La rete fognaria è inesistente ed è sostituita dalla presenza delle fosse imhoff per ogni abitazione. La strada è pressoché impraticabile: priva di asfalto, illuminazione e marciapiedi, è larga appena cinque metri. Inoltre, i lotti destinati all’attività produttiva si trovano in stato di totale abbandono e incuria e sono stati trasformati in vere e proprie discariche».

Primo piano
Elezioni amministrative

Il trionfo di Emiliano Fenu, il Campo largo prende Nuoro

di Alessandro Mele
Le nostre iniziative