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Olbia, al liceo Mossa ragazzi da tutto il mondo: «Qui ci sentiamo a casa»

di Stefania Puorro
Olbia, al liceo Mossa ragazzi da tutto il mondo: «Qui ci sentiamo a casa»

Sui banchi dello scientifico anche studenti arrivati da Finlandia, Giappone e Canada

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Olbia C’è un angolo di mondo che passa ogni anno per le aule del Mossa. A testimoniarlo sono le voci e le storie di ragazzi come Miisa, Miina e Everet, tre studenti provenienti rispettivamente dalla Finlandia, dal Giappone e dal Canada, che hanno scelto di trascorrere un anno scolastico a Olbia, immergendosi nella vita e nella cultura della Gallura. Accolti da famiglie locali, hanno frequentato il liceo scientifico, partecipando attivamente alla vita scolastica e integrandosi giorno dopo giorno tra lezioni, sport, progetti e relazioni umane che «resteranno per sempre».

Aperti al mondo. L’internazionalizzazione non è solo una parola chiave per il Mossa: è una realtà consolidata. Il liceo porta avanti da anni progetti di scambio e ospitalità, con un numero crescente di studenti in entrata e in uscita. Solo quest’anno sono stati ben 3 gli studenti stranieri accolti a scuola, mentre un numero significativo di alunni italiani ha scelto di partire per un’esperienza all’estero, prevalentemente in quarta superiore. Ma l’accoglienza non è lasciata al caso. Esiste un vero e proprio protocollo interno, condiviso dai dipartimenti e sostenuto dal collegio docenti, che consente a chi parte di prepararsi adeguatamente e a chi rientra di riallinearsi con il programma italiano. Chi arriva, invece, viene affiancato nei primi mesi da docenti tutor e può contare su corsi di italiano e momenti di integrazione.

I protagonisti. Miisa, arrivata dalla Finlandia, è stata accolta da una famiglia a Porto San Paolo. Ha raccontato con entusiasmo del legame speciale creato con la sorella ospitante, che l’ha aiutata sin dall’inizio avendo vissuto lei stessa un’esperienza di studio all’estero l’anno precedente. Non solo: ha trovato nella squadra di pallavolo un altro importante punto di riferimento: «All’inizio è stato difficile, ma adesso è casa. Giocare a pallavolo mi ha aiutata tantissimo a integrarmi e conoscere nuovi amici». Miina, dal Giappone, è stata ospitata da una coppia senza figli (ma con un cane), che l’ha portata in viaggio attraverso l’Italia facendole scoprire paesaggi, città d’arte e tradizioni locali. «Ho conosciuto i luoghi più belli del Paese. Non mi aspettavo un’accoglienza così calorosa: è un anno che non dimenticherò mai», ha raccontato. Everet, il ragazzo canadese, si è ambientato subito con la sua famiglia e ha trovato da parte dei suoi compagni di scuola una disponibilità fuori dal comune. «All’inizio parlavamo solo inglese, per non mettermi in difficoltà – ha spiegato – ma poi ho iniziato a capire e ora riesco a parlare un po’ anche in italiano». Fondamentale è stato il supporto della professoressa Regina Barone, referente per la mobilità scolastica internazionale, insieme alle docenti del dipartimento di inglese, Carla Nieddu e Daniela Fantoni, e al dirigente scolastico, Gianluca Corda, che con grande attenzione e dedizione hanno accompagnato e sostenuto gli studenti durante tutta l’esperienza.

Scambi e cittadinanza. Il Liceo Mossa non si ferma all’ospitalità. Grazie a finanziamenti Pnrr e alla Fondazione di Sardegna, sono stati attivati corsi per la certificazione linguistica e per la formazione degli insegnanti. Il liceo partecipa inoltre al progetto Model United Nations e quindici studenti sono volati a New York. Inoltre è attiva una rete Erasmus e un gemellaggio linguistico è in attesa di approvazione. La scuola valorizza anche il Pcto in chiave interculturale. In quest’ambito si inserisce anche la collaborazione ormai pluriennale con l’associazione Labint – Laboratorio interculturale per l’integrazione, attiva dal 2017, la cui presidente è Ardjana Toska (cittadina italiana di origine albanese). Referente del Mossa per il Labint è invece la docente Emanuela Pintus. Il progetto ha coinvolto minori stranieri non accompagnati ospiti del centro di accoglienza dell’ex hotel Savoia e adulti di varie nazionalità residenti a Olbia, che hanno potuto seguire corsi di lingua italiana tenuti anche con il supporto degli studenti del Mossa, in particolare della classe quinta A Scienze Umane. L’esperienza, inserita nei percorsi Pcto, ha favorito l’inclusione sociale e linguistica dei partecipanti e ha contribuito allo sviluppo di competenze comunicative, relazionali e civiche negli studenti coinvolti. Ne è nato un clima scolastico più inclusivo, attento ai bisogni di tutti, e una sinergia efficace tra scuola e terzo settore che il Liceo Mossa intende rafforzare negli anni a venire.

Abbattere i muri. Tra le testimonianze più toccanti, quella di Miina, che nel suo podcast realizzato durante un laboratorio scolastico, ha detto: «Qui ho trovato tanti muri, ma non erano insormontabili. Li ho scalati uno a uno, e adesso mi sento più forte e più libera». Il Liceo Mossa continua a investire nella mobilità, nella cultura del confronto e nell’educazione europea. Perché ogni studente che parte o che arriva porta con sé un pezzetto di mondo. E la scuola, quella vera, è anche questo: una porta sempre aperta.

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