Olbia, il ministero dice no al dragaggio del porto. Deiana: «Sono senza parole»
Il Mase dà un giudizio negativo sulla compatibilità ambientale del progetto
Olbia Stop ai dragaggi del golfo di Olbia. Il decreto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, nell’ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale, ha recepito il giudizio negativo espresso dal ministero della Cultura - Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio - per le parti del progetto riferite alle vasche di colmata nord nell’area denominata “pontile ex Palmera”, pur essendosi espresso positivamente sulle condizioni ambientali delle opere previste dal progetto. Il Mase, nonostante il via libera da parte della Regione e quello della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via e Vas, ha espresso giudizio negativo sulla compatibilità ambientale del progetto sui dragaggi nel golfo di Olbia per portare i fondali del porto Isola Bianca e del porto Cocciani a meno 10 metri e i fondali della canaletta a meno 11 metri. La reazione di Massimo Deiana, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna, è di rabbia mista a stupore, davanti a un provvedimento che secondo lui può mettere in ginocchio l’operatività del più importante porto commerciale dell’isola. «Sono senza parole, oscuri dirigenti di qualche ministero si permettono di condannare le aspirazioni di sviluppo dei traffici marittimi nel principale porto passeggeri» spiega Deiana. L’Adsp certamente impugnerà il decreto, ha 60 giorni di tempo per farlo davanti al Tar.
La motivazione I funzionari hanno motivato nel diniego che «la linea di costa interessata dalla realizzazione delle vasche di colmata nord costituisce uno dei rari tratti di morfologia costiera naturale risparmiato dai banchinamenti, che hanno nel tempo artificializzato il tratto di costa a nord dell’abitato; il progetto mostra che le vasche di colmata di fatto si tradurranno in un ulteriore ampissimo banchinamento della fascia di costa (per circa 5 ettari)». Il ministero della Cultura, dunque, ritiene che le vasche di colmata possano danneggiare il paesaggio in violazione di un decreto del 1965 che dichiarava la zona litoranea del comune di Olbia nella quale ricade l’intervento «di notevole interesse pubblico», in quanto «fra le più belle zone della costa orientale della Sardegna, per l’eccezionale susseguirsi di quadri naturali offerti da innumerevoli promontori granitici che emergono dal mare purissimo».
La reazione «Come dire che puoi costruire un grattacielo, ma senza le fondamenta, non ci sarà nessuna vasca di colmata perché modificherebbe la linea di costa, particolarmente pregiata, ultimo reliquato incontaminato rimasto a Olbia, salvo dimenticarsi che già esisteva il “molo Palmera” – sottolinea Massimo Deiana –. In questo momento e a queste condizioni è impossibile fare i dragaggi, le vasche di colmata servono per mettere tra i 200 e i 250 mila metri cubi del materiale di scavo più sporco, il resto lo potremo immergere in mare. Non possiamo metterlo da nessuna altra parte. Facciamo un conto, quanto si può trasportare in un camion grande? Trenta metri cubi. Per 300 mila metri cubi di materiale di dragaggio dovremmo usare 100 mila camion per buttare il materiale in una discarica che neanche esiste».
Il pericolo Il porto Isola Bianca di Olbia, senza le operazioni di dragaggio, rischia nel giro di pochissimi anni di non poter più far attraccare le navi da crociera di ultima generazione, ma neanche i nuovi traghetti, che hanno lunghezze e pescaggio anche superiori a navi da crociera. Si pensi ai due traghetti Moby, la Fantasy e la Legacy, che già oggi hanno difficoltà a entrare in porto in determinate condizioni. Senza contare le nuove navi della Grimaldi, in arrivo dalla Cina, che diventeranno pienamente operative anche sulle rotte per la Sardegna.