Abusi edilizi a Liscia di Vacca, condannati due dipendenti comunali
Assolto il dirigente dell’ufficio Urbanistica di Arzachena, prescrizione per altri 4 imputati
Porto Cervo Si è concluso con due condanne, un’assoluzione e quattro prescrizioni il processo in tribunale a Tempio per una villa a Liscia di Vacca che, secondo l’accusa sarebbe stata costruita abusivamente. Sette gli imputati al processo per gli abusi edilizi, tra questi il dirigente dell’ufficio urbanistico e due dipendenti del Comune di Arzachena. I due istruttori comunali, Catia Partis e Stefano Giovanni Chiodino, sono stati condannati a 8 mesi per falso mentre per il dirigente Mario Giuseppe Chiodino, imputato di abuso d’ufficio, l’accusa è caduta con l’abrogazione dell’articolo 323 del codice penale ed è stato assolto. Invece, è stata dichiarata la prescrizione del reato per Andrea Vettor e Giorgio Zanutto della società Giada Real Estate, committente dei lavori e proprietaria dell’area, per Agostina Azara, legale rappresentante dell’impresa esecutrice dei lavori, e per Giuseppe Carboni, tecnico progettista e direttore dei lavori.
L’inchiesta della Procura di Tempio era scattata in seguito alle segnalazioni di una vicina di casa non proprio qualunque: Margherita Fuchs von Mannstein, dal 2015 presidente di Birra Forst, nominata nel 2022 da Mattarella Cavaliere del Lavoro. Le segnalazioni riguardavano una villa che stavano costruendo vicino alla sua, a Liscia di Vacca. Su quell’immobile il Comune, per tre volte, aveva disposto ed eseguito delle verifiche accertando la regolarità. Ma per la Procura, quei lavori erano stati realizzati abusivamente. Nei confronti dei sette imputati le contestazioni riguardavano l’abuso edilizio, il falso e l’abuso d’ufficio.
La vicenda aveva destato scalpore. Stando alle accuse, la villa della Giada Real estate sarebbe stata ricostruita ex novo dopo la demolizione integrale di un fabbricato preesistente, con la sagoma modificata, un diverso posizionamento dal confine di proprietà Fuchs, e un ampliamenti rispetto alla struttura originaria. Tutto ciò in assenza del permesso di costruire e del nulla osta dell’Ufficio tutela del paesaggio. Opere edilizie abusive, insomma. Il dirigente del Comune è accusato di abuso d’ufficio non avendo, secondo la contestazione, predisposto gli atti per bloccare la prosecuzione e l’ultimazione dei lavori ritenuti abusivi. I due dipendenti del Comune, di falso, avendo, sempre secondo le accuse, attestato falsamente la regolarità delle opere, e il direttore dei lavori, di falsità ideologica in certificati, avendo attestato la regolarità edilizia dell’immobile su cui si dovevano eseguire i lavori e la conformità alle precedenti autorizzazioni. Accuse infondate per il difensore di Mario Chiodino, l’avvocato Jacopo Merlini, ma l’abrogazione dell’articolo 323 con la riforma Nordio ha risolto ogni problema. Gli altri imputati erano difesi dagli avvocati Antonio Maria Lei, Gerolamo e Filippo Orecchioni (Zanutto, Vettor, Carboni e Azara) e ancora Gerolamo e Filippo Orecchioni (Partis e Stefano Chiodino).(m.b.)