San Pantaleo, piazza vuota dopo le chiusure. Nizzi: «Noi chiamati dai cittadini»
Tavolini oltre i limiti: stop per cinque giorni a tre locali. Il sindaco: «Diverse le segnalazioni alla polizia locale»
San Pantaleo Il cielo è grigio e il vento scuote gli oleandri della piazza. All’ora del pranzo e del caffè non c’è praticamente nessuno. Al massimo qualche turista straniero con una coppetta di gelato artigianale tra le mani. La commessa di un negozio cammina con passo spedito e descrive la scena al telefono: «Sembra gennaio». Ma non è tanto il tempo incerto ad aver fatto improvvisamente piombare il cuore di San Pantaleo in una specie di letargo invernale. È la chiusura per cinque giorni di due locali della piazza ad aver in parte modificato la vita sociale nel centro di un paese che d’estate diventa cartolina chic. Chiusi dal Comune, per occupazione abusiva di suolo pubblico con sedie e tavolini, lo storico Caffè Nina e La Place. Stesso discorso per il Qui & Ora, che si trova però lungo la strada principale. Insomma, l’effetto visivo dei verbali della polizia locale è piuttosto evidente. E così a San Pantaleo se ne parla e naturalmente ci si divide. Chi considera giusta la mossa del Comune – perché i locali si erano allargati un po’ troppo – preferisce sussurrarlo a microfoni spenti. Chi invece non è d’accordo, a cominciare dagli altri commercianti, in alcuni casi parla chiaramente: «È un’esagerazione, si poteva trovare un’altra soluzione. Una chiusura in piena estate è devastante». Ma a intervenire è anche il sindaco Settimo Nizzi. È stato lui, alcune settimane fa, a firmare l’ordinanza che, in caso di occupazione del suolo pubblico al di là dei limiti consentiti, oltre la multa prevede anche la chiusura dell’attività per almeno cinque giorni. «Dispiace per chi lavora, ma le regole vanno rispettate – dice Nizzi –. Sono stati proprio i cittadini e alcuni esercenti ad aver chiesto l’intervento della polizia locale».
Piazza vuota. La piazza di San Pantaleo, fatta di granito e circondata da stazzi trasformati in boutique e locali di un certo livello, è una attrazione turistica. Un piccolo capolavoro a metà strada tra tradizione e atmosfere smeraldine che sembra aver improvvisamente perso la sua anima. È soprattutto la chiusura del Caffè Nina, con alle spalle 26 anni di storia e con i suoi numerosi tavolini (contestati) sulla strada e sulla piazza, ad assumere un certo peso. Zero aperitivi, niente pranzo, nessun caffè con vista sulla chiesa. Qualche turista spaesato sbircia dai vetri delle porte e poi si allontana in cerca di un altro posto dove fermarsi. Una chiusura, quella dei tre locali, piombata tra l’altro il giovedì, nel giorno del famoso e affollatissimo mercatino e alla vigilia della festa patronale. Chantal Cucciari, titolare della boutique che porta il suo nome sulla piazza, è rimasta particolarmente colpita dai verbali della polizia locale. «Siamo dispiaciuti innanzitutto a livello umano, perché siamo tutti qui per lavorare. Non rubiamo niente a nessuno – commenta –. Dietro ogni insegna ci sono persone che danno la vita per il proprio lavoro. Si doveva trovare un’altra soluzione, avrebbe dovuto prevalere il dialogo. Se i locali sono chiusi, di conseguenza anche gli altri commercianti, come noi, risentono dell’assenza di persone. No, non è stata una bella cosa. Ieri (giovedì 24 per chi legge,