Folla ai funerali di Gianpaolo Demartis. Il parroco: «Condividiamo il dolore»
L’ultimo saluto all’uomo di 57 anni, originario di Bultei, morto il 16 agosto dopo essere stato colpito dal taser
Olbia «Troppo chiasso inutile, il dolore è privato». Con queste parole don Antonio Tamponi, parroco di San Simplicio, ha chiuso l’omelia durante i funerali di Gianpaolo Demartis, 57 anni, originario di Bultei e da tempo residente a Olbia, morto dopo un intervento dei carabinieri in cui era stato colpito con il taser.
La famiglia aveva chiesto una cerimonia sobria e riservata, lontana dai riflettori e dalle polemiche. Per rispetto, il parroco ha scelto di leggere un testo scritto e di non parlare a braccio cominciando a ricordare la dedizione dei familiari: «Il fratello e la sorella hanno sempre preso per mano Gianpaolo, lo hanno accudito e curato». Poi, don Tamponi, ha sottolineato la differenza tra il silenzio della famiglia e il clamore che ha seguito la vicenda: «Hanno parlato tutti, tutti hanno detto qualcosa, mentre la famiglia è rimasta sempre in silenzio. Un silenzio che va rispettato. E oggi non siamo certo qui per giudicare né per spiegare, ma per condividere il dolore e per pregare».
La tragedia era accaduta la sera del 16 agosto scorso, in via San Michele, nel quartiere di Santa Mariedda. Gli abitanti della zona avevano chiamato i soccorsi segnalando un uomo in forte stato di alterazione che urlava, aggrediva i passanti, saltava cancelli e cercava di entrare nei giardini delle abitazioni. Sul posto erano intervenuti i carabinieri che, dopo aver cercato di calmarlo, avevano usato il taser: due le scariche esplose. Subito dopo Gianpaolo Demartis si era accasciato a terra, stroncato da un arresto cardiaco. La Procura di Tempio ha aperto un’inchiesta per accertare le cause della morte e ha iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo i due carabinieri intervenuti. Tre giorni fa è stata eseguita l’autopsia: dalle prime indiscrezioni la morte del 57enne non sembrerebbe direttamente collegata all’uso del taser, ma serviranno sessanta giorni per completare gli accertamenti medico-legali. L’esame avrebbe comunque confermato la presenza di gravi problemi cardiaci, un elemento già emerso nelle ore immediatamente successive al decesso.