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Uccise il padre a bastonate, il procuratore Capasso: «Trent’anni di reclusione»

Uccise il padre a bastonate, il procuratore Capasso: «Trent’anni di reclusione»

La richiesta del pubblico ministero per il 27enne di Arzachena Michele Fresi

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Arzachena Trent’anni di reclusione, col riconoscimento delle attenuanti. È la condanna chiesta oggi 16 settembre alla Corte d’assise di Sassari dal procuratore Gregorio Capasso per Michele Fresi, il 27enne accusato di aver colpito e ucciso con una mazza in legno suo padre Giovanni, orafo di Arzachena. Nella sua requisitoria il pubblico ministero si è soffermato in maniera particolare sull’aspetto umano e ha valorizzato la figura della vittima, che era il punto di riferimento per Michele Fresi. «Se ci fosse stato il padre oggi qui di nuovo, lo avrebbe perdonato», ha detto Capasso. Che ha aggiunto. «Non riconosco e non chiedo l’ergastolo». Il processo è ancora in corso. La parola passa ora alle parti civili. 

Michele Fresi, difeso dall’avvocato Pierfranco Tirotto,  è accusato di omicidio aggravato dal vincolo parentale, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. Nella notte di follia del 28 dicembre 2023 dopo aver assunto massicce dosi di acidi e cocaina e in preda alle allucinazioni, aveva ucciso suo padre Giovanni e aggredito un’amica, Sofia Maria Vasiliu, assistita dall’avvocato Giampaolo Murrighile, e due carabinieri, Giulio Cau, assistito dall’avvocato Jacopo Merlini, e Michel Tazioli, rappresentato dagli avvocati Valentina Gobbi e Fabiano Baldinu. I due militari erano stati colpiti mentre cercavano di fermarlo. (t.s.) 

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