La Nuova Sardegna

Olbia

Antichi mestieri

Calangianus, il Museo del sughero è sempre sold out: i visitatori sono migliaia

di Pietro Zannoni
Calangianus, il Museo del sughero è sempre sold out: i visitatori sono migliaia

Il paese gallurese mette in mostra la sua grande ricchezza

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Calangianus Una volta, appena qualche decennio fa, bastava fare due passi per le vie del paese per capire cosa fosse davvero la lavorazione del sughero. I turisti che arrivavano per curiosità trovavano ovunque segni di quell’attività: operai sugherieri, i quadrittai, intenti al lavoro nelle vecchie cantine e nei locali dei fornai. Era un bel vedere: laboratori pieni di uomini che facevano quadretti, sacchi colmi di turaccioli, e il sughero che ancora fumava, appena uscito dalle caldaie e accatastato ovunque. Quell’età dell’oro, però, è ormai scomparsa. Oggi tutto è cambiato: gli artigiani sono quasi del tutto spariti e le strade del centro, un tempo animate e laboriose, appaiono spesso vuote, prive di merce e di movimento. Ma da qualche tempo c’è una novità che restituisce orgoglio e curiosità al “paese del sughero”. Decine di turisti, in primavera e tra la fine dell’estate e l’autunno, arrivano a Calangianus per visitare il Museo del Sughero, allestito nei locali dell’ex convento dei Cappuccini, completamente restaurato e a norma di legge.

Da due anni la gestione è affidata alla Cooperativa “Contiamoci”, che, dopo una temporanea chiusura seguita da qualche polemica, ha rilanciato la struttura con competenza e gentilezza. E i risultati parlano chiaro: «Sono stati 2.375 i visitatori solo a settembre, contro i 1.600 dello scorso anno – dichiara il sindaco Fabio Albieri –. Un numero più che soddisfacente, che conferma l’importanza e l’attrattiva del sito, vero scrigno della lavorazione del sughero. A nome dell’amministrazione comunale ringrazio la Cooperativa Contiamoci per il lusinghiero risultato conseguito. Da parte nostra confermiamo il massimo impegno per sostenere e valorizzare il museo, simbolo della nostra storia e della nostra identità».

Oggi chi visita Calangianus trova nel museo non solo la memoria di un mestiere antico, ma anche un luogo curato e accogliente. Il lindore degli ambienti, la cura dell’esposizione degli attrezzi tradizionali e dei macchinari storici, insieme ai video che mostrano l’estrazione del sughero nelle foreste e la lavorazione negli opifici moderni, affascinano i visitatori. «I turisti apprezzano molto il modo in cui il personale si rapporta con loro – spiega Nadia Scanu, presidente della cooperativa –. Siamo sempre disponibili a fornire informazioni anche sul territorio, sulle attività e sui servizi locali. Molto ammirata è la struttura settecentesca dell’ex convento, e molti restano stupiti nel scoprire il lavoro che si nasconde dietro la produzione di un tappo, dei tessuti o dei pannelli in sughero».

Un agosto un po’ fiacco, con gli italiani attratti soprattutto dal mare, è stato seguito da un settembre vivace: il ritorno dei francesi e dei tedeschi, ma anche tantissimi visitatori polacchi, cechi, ungheresi e americani. «Sabato 3 ottobre, è arrivata una comitiva di 150 spagnoli, divisi in tre gruppi, che hanno visitato anche il Museo di Arte Sacra Santa Giusta – racconta Scanu –. Il fatto che questi turisti si muovano per il paese fa capire che ci sono ancora potenzialità da sviluppare e che Calangianus può rilanciarsi». Una bella realtà, dunque, il Museo del Sughero: un luogo che non solo mantiene viva la memoria di una storia cominciata a metà Ottocento, fatta di sacrifici e duro lavoro, ma che ricorda anche un tempo di benessere e orgoglio per l’intera comunità.

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