Calangianus, il Museo del sughero è sempre sold out: i visitatori sono migliaia
Il paese gallurese mette in mostra la sua grande ricchezza
Calangianus Una volta, appena qualche decennio fa, bastava fare due passi per le vie del paese per capire cosa fosse davvero la lavorazione del sughero. I turisti che arrivavano per curiosità trovavano ovunque segni di quell’attività: operai sugherieri, i quadrittai, intenti al lavoro nelle vecchie cantine e nei locali dei fornai. Era un bel vedere: laboratori pieni di uomini che facevano quadretti, sacchi colmi di turaccioli, e il sughero che ancora fumava, appena uscito dalle caldaie e accatastato ovunque. Quell’età dell’oro, però, è ormai scomparsa. Oggi tutto è cambiato: gli artigiani sono quasi del tutto spariti e le strade del centro, un tempo animate e laboriose, appaiono spesso vuote, prive di merce e di movimento. Ma da qualche tempo c’è una novità che restituisce orgoglio e curiosità al “paese del sughero”. Decine di turisti, in primavera e tra la fine dell’estate e l’autunno, arrivano a Calangianus per visitare il Museo del Sughero, allestito nei locali dell’ex convento dei Cappuccini, completamente restaurato e a norma di legge.
Da due anni la gestione è affidata alla Cooperativa “Contiamoci”, che, dopo una temporanea chiusura seguita da qualche polemica, ha rilanciato la struttura con competenza e gentilezza. E i risultati parlano chiaro: «Sono stati 2.375 i visitatori solo a settembre, contro i 1.600 dello scorso anno – dichiara il sindaco Fabio Albieri –. Un numero più che soddisfacente, che conferma l’importanza e l’attrattiva del sito, vero scrigno della lavorazione del sughero. A nome dell’amministrazione comunale ringrazio la Cooperativa Contiamoci per il lusinghiero risultato conseguito. Da parte nostra confermiamo il massimo impegno per sostenere e valorizzare il museo, simbolo della nostra storia e della nostra identità».
Oggi chi visita Calangianus trova nel museo non solo la memoria di un mestiere antico, ma anche un luogo curato e accogliente. Il lindore degli ambienti, la cura dell’esposizione degli attrezzi tradizionali e dei macchinari storici, insieme ai video che mostrano l’estrazione del sughero nelle foreste e la lavorazione negli opifici moderni, affascinano i visitatori. «I turisti apprezzano molto il modo in cui il personale si rapporta con loro – spiega Nadia Scanu, presidente della cooperativa –. Siamo sempre disponibili a fornire informazioni anche sul territorio, sulle attività e sui servizi locali. Molto ammirata è la struttura settecentesca dell’ex convento, e molti restano stupiti nel scoprire il lavoro che si nasconde dietro la produzione di un tappo, dei tessuti o dei pannelli in sughero».
Un agosto un po’ fiacco, con gli italiani attratti soprattutto dal mare, è stato seguito da un settembre vivace: il ritorno dei francesi e dei tedeschi, ma anche tantissimi visitatori polacchi, cechi, ungheresi e americani. «Sabato 3 ottobre, è arrivata una comitiva di 150 spagnoli, divisi in tre gruppi, che hanno visitato anche il Museo di Arte Sacra Santa Giusta – racconta Scanu –. Il fatto che questi turisti si muovano per il paese fa capire che ci sono ancora potenzialità da sviluppare e che Calangianus può rilanciarsi». Una bella realtà, dunque, il Museo del Sughero: un luogo che non solo mantiene viva la memoria di una storia cominciata a metà Ottocento, fatta di sacrifici e duro lavoro, ma che ricorda anche un tempo di benessere e orgoglio per l’intera comunità.
