Lo scoop di un giovane tempiese: fu l’unico a intervistare il creatore di Sandokan
Nel 1910 Antonio Casulli raccolse un colloquio con lo scrittore Emilio Salgari
Tempio Il grande successo di Sandokan sta richiamando l’attenzione sullo scrittore che lo inventò. Quell’Emilio Salgari, autore di quasi un centinaio di romanzi d’avventura, morto suicida all’età di 49 anni, di cui di tanto in tanto si riscopre la figura in occasione di eventi, come la messa in onda del fortunato sceneggiato della Rai, che gli restituiscono almeno una parte della notorietà che si è altrimenti restii a riconoscergli. Ma forse di Salgari si sa poco perché non fu facile per nessuno raccontare qualcosa di lui quand’era in vita. Fa fortunatamente eccezione l’impresa giornalistica di uno scrittore tempiese, Antonio Casulli, che ebbe modo di intervistarlo pochi mesi prima della morte. Siamo nel 1910, in piena età giolittiana, e quella fu una delle poche, se non l’unica e addirittura ultima, intervista rilasciata dallo scrittore veronese.
L’intervista integrale si può facilmente leggere in rete. Una versione molto accurata la propone lo studioso Guido Rombi nel portale galluratour.it. È nelle pagine di questo bel sito, che ospita tante altre chicche di carattere storico e letterario, che si fa luce su un equivoco che continua a ripetersi: l’autore dell’ultima intervista a Salgari non è un aitante giornalista napoletano, ma un universitario tempiese, prossimo alla carriera giuridica. A dare adito all’equivoco ha anche contribuito l’origine campana della testata che per prima, nel gennaio del 1910, pubblicò l’intervista: il “Don Marzio di Napoli”. Quello di Casulli fu un autentico scoop. Non c’è biografia sull’inventore di Sandokan e del Corsaro nero che non abbia preso qualcosa da quell’articolo pubblicato più di un secolo fa.
Il ritratto che ne fa Casulli, giornalista promettente e futuro principe del foro, è di una profondità rara. «Già, nelle creature dei suoi libri – scrive l’intervistatore – v'è un po' della fibra di quest'uomo. Gli occhi spirano bontà che è diffusa nella famiglia; ma sono anche seri, di una serietà concentrata, quasi severa. La sua parola è forte, lenta; talvolta, rapida, come impulsiva. Vi è, in lui, il marinaio, l'antico capitano di velieri, uso a giocare con le tempeste e coi selvaggi ed a cacciare gli squali; e v'è lo scrittore, l'uomo di pensiero, che deve disciplinare sul ristretto ambito delle cartelle la colossale vita delle onde, degli abissi e delle foreste. Una specie di contrasto psichico che determina un simpatico accordo di due nature opposte; una specie di dissidio intimo da cui scaturisce una figura temprata di pensiero e d'azione». Un documento prezioso, che oggi acquista nuovo valore proprio mentre il pubblico riscopre l’immaginario salgariano. La testimonianza di Casulli, infatti, restituisce una voce diretta che nessun altro biografo ebbe la possibilità di cogliere. Più che al re dei pirati malesi, Salgari sarebbe il ritratto sputato di un altro personaggio: Ianez. «È una figura rivelata e scolpita con arte magistrale, è uno studio riuscito di anima: forte, generoso, flemmatico, padrone delle tempeste e delle battaglie, astuto e buono». Di questo era convinta anche la moglie di Salgari, che ne fece motivo di confidenza a Casulli.
