La Nuova Sardegna

Golfo Aranci A poco più di due anni dalla collisione tra la nave Sharden della Compagnia italiana di navigazione, e il suo peschereccio, Alemax II, costata la vita al marinaio senegalese Diome Mandè, “Mandi”, per i golfoarancini, la tragedia di Capo Figari è arrivata oggi 11 dicembre in tribunale. Il giudice per le indagini preliminari Marcella Pinna ha accolto la richiesta di patteggiamento presentata dai difensori dei tre indagati, in accordo col pubblico ministero. Il comandante della nave Luigi Coppola, difeso dagli avvocati Alfredo De Filippis e Lucio Della Pietra, ha patteggiato a 10 mesi e 20 giorni di reclusione; il secondo ufficiale di coperta Mimmo Ceserale, assistito dagli avvocati Simone Vernazza e Giuseppe Altana, a 1 anno, due mesi e 20 giorni di reclusione, stessa pena è stata patteggiata per il marinaio timoniere Giacomo Mereu, difeso dall’avvocato Umberto Argiolas. Pena sospesa per tutti. 

Presente in aula Mario Langiu, comandante del peschereccio, sopravvissuto per miracolo al naufragio. Dopo la collisione con la nave, si era salvato aggrappandosi alla zattera di salvataggio della sua barca, colata a picco insieme al suo amico e marinaio Mandi. Era rimasto in mezzo al mare per circa due ore ed era stato salvato dall’equipaggio di una barca a vela. Il 30enne, assistito dall’avvocato Michele Pilia, ha accolto con delusione e amarezza la decisione del giudice. Nei giorni scorsi, si era detto sconcertato dall’entità dei patteggiamenti. «Una morte e una vita distrutta valgono così poco?», aveva detto. Luigi Coppola, Mimmo Ceserale e Giacomo Mereu erano accusati di omicidio colposo, naufragio colposo e omissione di soccorso. Né la famiglia del marinaio ucciso né Langiu hanno avuto diritto per ora ad alcun risarcimento perché col patteggiamento in fase di indagini preliminari non sono ammesse parti civili. (t.s.)