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Il commento

Caos trasporti in Sardegna: mettiamo ordine

Luca Rojch
Caos trasporti in Sardegna: mettiamo ordine

La distorsione: la Regione resta ancora a fare da spettatrice. Il suo futuro per i trasporti deciso dal governo

02 novembre 2019
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Aggrappati alla ciambella Tirrenia. Non manca una sadica ironia nella fitta trama della storia che intreccia il destino di un popolo al suo scalcinato sistema di trasporti. Per oltre mezzo secolo i traghetti, non sempre gioielli della tecnologia, sono stati l’unico modo per oltrepassare il mare. Per raggiungere il resto del mondo. Col loro passo trascinato, soprattutto in passato, hanno deportato i sardi che dovevano superare il Tirreno.

Un continente lontano come la luna. Perché in passato l'Italia bisognava guadagnarsela. Viaggi come imprese tra puzza di gasolio su navi lise da troppi chilometri. Traghetti non troppo amati dai sardi, a cui il cantautore Piero Marras aveva dedicato con ruvida sincerità la canzone “Caro Caronte”, non proprio uno spot alla compagnia di navigazione. Le navi in questi anni sono migliorate, i costi no se si spera di fare turismo. Tutte le ultime giunte hanno annunciato e invocato una rivoluzione. Una nuova convenzione che garantisse ai sardi più servizi e più qualità. Ma ora ci si aggrappa alla speranza di vedere prorogato quello che molti politici hanno definito il monopolio dei mari. Poter ancora andare a tempo indeterminato dentro le navi che hanno i supereroi disegnati nelle fiancate. Perché il governo di centrosinistra si è dimenticato in questi anni di riscrivere la convenzione. Forse abbagliato dalla promessa fatta da Onorato alla Leopolda di far viaggiare tutti i sardi con biglietti a 14 euro. Quello gialloverde del Cambiamento era troppo occupato a cancellare la povertà per decreto per occuparsi di questioni marittime.

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Il ministro Danilo Toninelli ha brillato per una costante assente confusione. E poi nessuno parli di imbarcazioni e porti al Capitano. Quello giallorosso arriva fuori tempo massimo. La convenzione scade il 20 luglio 2020. I tempi per creare un nuovo bando non ci sono più. Si è vagheggiato di un modello corso, che dà i soldi ai passeggeri e non alle compagnie. Di uno spagnolo, che ricalca più o meno quello francese. Tutta ginnastica dialettica, buona come mangime elettorale. Forse ci sarà una proroga del contestatissimo sistema attuale che rende un viaggio in Sardegna più costoso di una settimana tutto compreso a Sharm El Sheikh. Poi qualcuno parla di turismo. Ma la disperazione dei sardi è tale che ora si lotta per vedere prorogato questo sistema pieno di buchi e diseconomie.

Alla radice di questa nuova gigantesca falla nel sistema dei trasporti c’è la demenziale scelta per cui la continuità aerea viene affidata alla Regione, che gestisce modelli e bandi. Quella marittima viene decisa dallo Stato con un privato. Con la Regione tollerata al massimo come spettatrice. L’Europa attentissima a qualsiasi forma di alterazione della libertà del mercato non riesce a vedere nessuna distorsione in questa formula adottata dall’Italia. E i sardi in questi anni preoccupati a raccogliere firme per ottenere l’insularità in Costituzione, a preparare dossier che dimostravano l’esistenza certificata di un gap infrastrutturale con il resto dell’Italia e dell’Europa, si sono dimenticati di essere circondati dal mare. E che forse il primo ostacolo da superare è quella barriera blu che separa l’isola dal resto del mondo.

@LucaRojch

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