La Nuova Sardegna

Insularità, una battaglia di tutti i sardi

Margherita Zurru e Luciano Uras
Il banchetto per le firme allestito dal circolo Su Nuraghe di Biella
Il banchetto per le firme allestito dal circolo Su Nuraghe di Biella

Il nostro popolo potrà acquisire coscienza piena di se stesso conquistando, unito, tutti i propri diritti sinora negati

10 novembre 2019
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Com'è noto l'Unione Europea riconosce a nove regioni ultraperiferiche, specifiche misure o deroghe finalizzate a fronteggiare gli svantaggi derivanti da lontananza, insularità, dimensione ridotta, topografia complessa, clima disagevole e dipendenza economica da un numero limitato di prodotti. Parliamo di Guadalupa e La Riunione (due regioni francesi), Mayotte (un dipartimento francese d'oltremare), Guyana francese e Martinique (due dipartimenti d'oltremare francesi), Saint-Martin (una collettività d'oltremare autonoma francese), Azzorre e Madera (due regioni autonome portoghesi), Isole Canarie (una comunità autonoma spagnola). Come si evince parliamo di ambiti territoriali, in diversi casi, coincidenti con la dimensione regionale. Quasi sempre territori insulari. Complessivamente di 4 milioni e 800mila europei a cui si applica, per volontà dell'UE, che ha recepito la richiesta dei Paesi membri interessati, un diverso regime in ottemperanza dell'articolo 349 del "Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea".

La Sardegna - come appare evidente - costituisce per dimensione istituzionale e condizione oggettiva un caso assimilabile a quelli citati. Alla giusta battaglia per l'introduzione della norma costituzionale sullo "stato di insularità" è necessario affiancare quella per il riconoscimento dello svantaggio in sede Comunitaria. Infatti, la definizione giuridico/costituzionale di "isola" (dato oggettivo incontestabile) se non fosse articolata in precisi contenuti sarebbe indebolita nei suoi effetti. La norma costituzionale deve approdare, pertanto, nell'applicazione di regole europee per il territorio isolano che, muovendo dall'indubbio limite geografico, determini un sistema di vincoli attenuati e di aiuti in deroga, capace di condurre alla parità di diritti e opportunità per i cittadini, e per i soggetti istituzionali, sociali ed economici sardi.Questa "battaglia" vuole anche rappresentare, concretamente, un momento vero di unità del nostro popolo. Una positiva pretesa che parte tentando una sintesi tra soggetti istituzionali diversamente governati, tra forze politiche e sindacali con storie e culture distanti, valorizzando la condivisione attraverso la partecipazione al momento organizzativo comune nel "Comitato per l'Insularità", nella sua dimensione politica e scientifica. Tutto questo richiama comportamenti politici di nuovo e reciproco rispetto, capaci di coesistere anche nell'esercizio pieno delle proprie funzioni di maggioranza e opposizioni.Infatti, non possiamo nasconderci, che questo sarà un lungo cammino, chiamato a misurarsi con una nuova incomprensibile aggressività dell'azione dei neo-centralismi autoritari verso tanti popoli, dentro e fuori il continente europeo, finalizzati ad affermare, anche con la forza, supremazie economiche, etniche, religiose e politiche.

Questa nostra civilissima e pacifica battaglia per il riconoscimento, in Italia e in Europa, di diritti fondamentali come quelli sulla mobilità delle persone, sul commercio delle produzioni, su una nuova economia sostenibile, si scontra con incomprensibili resistenze nelle burocrazie centrali, politiche e non solo. Si scontra anche con una consolidata sleale competitività territoriale fondata sull'inaccettabile mancato riequilibrio di uno svantaggio geografico oggettivo. Il nostro popolo, siamo convinti, quello che vive la Sardegna, e quello che lavora altrove, potrà acquisire coscienza piena di se stesso conquistando - unito - tutti i propri diritti, sinora violati.*Campo Progressista

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