La Nuova Sardegna

Ora legale da abolire? L'Europa è divisa

Eugenia Tognotti
Ora legale da abolire? L'Europa è divisa

21 novembre 2019
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SASSARI. E così l’Italia ha detto no all’abolizione dell’ora legale. In continuità col governo giallo verde - che aveva già presentato a Bruxelles la sua richiesta formale - la maggioranza attuale non ha proposto modifiche. Resterà quindi invariata la situazione attuale, cioè il cambio di orario ogni sei mesi. Non ci guadagnerebbe la salute, stando alle posizioni dei cittadini dei Paesi settentrionali dell’Unione, che avevano richiesto l’intervento dell’Europa per l’abolizione del cambio dell’ora, avanzando problematiche varie legate al passaggio di orario: sbalzi di umore, problemi cardiaci, disturbi del sonno, riduzione di efficienza sul lavoro, un aumento di stanchezza e depressione (nei soggetti coinvolti).

Anche a questo risvolto è legata la valutazione dell’Italia che si è basata sulla mancanza di una “valutazione d’impatto” dalla quale emerga con chiarezza il rapporto costi-benefici, vantaggi e svantaggi, nei quali rientrano (e non che sia cosa da poco), il risparmio energetico e le conseguenze sul mercato interno, dovuti alle modifiche di orario non coordinate tra gli Stati membri. Ad emergere, però, sorprendentemente, nelle discussioni di questi giorni, sembrano essere i possibili effetti collaterali sulla salute del passaggio da ora solare a ora legale e viceversa.

Secondo gli esperti, infatti, il cattivo (o pessimo umore) è il primo dei disagi possibili, almeno nella prima settimana di riduzione della luce, insieme con una riduzione di efficienza sul lavoro e fatica ad abituarsi rapidamente al cambio d'ora, sperimentando malesseri associabili a quelli del jet lag. Non so se voglia dire qualcosa, ma lo ‘scombussolamento’ dell’orologio biologico, legato ai cosiddetti ritmi circadiani (ossia le variazioni cicliche delle attività biologiche umane), sembra interessare i nostri connazionali più del risparmio energetico. A giudicare, almeno, da interventi e commenti che hanno riempito giornali on line e social, dopo la notizia della scelta dell’Italia, messa in ombra, questi giorni, da quelle su varie crisi incombenti e sulle piene di ‘malacqua’ che minacciano tante città italiane.

Ma sugli effetti collaterali dal piccolo cambiamento di fuso orario non c’è accordo: nessun danno all’equilibrio psico-fisico sostiene la maggioranza, tutt’al più qualche vago malessere associabile a quelli del jet lag. Peraltro i sostenitori dei danni alla salute provocati dallo spostamento delle lancette, non possono addurre prove: mancano infatti studi scientifici che portino elementi sufficienti a valutare gli effetti globali sulla salute (col saldo tra presunti effetti negativi e presunti effetti positivi, legati alla possibilità di effettuare più attività ricreative all’aperto). Anche se le conclusioni di alcune ricerche cronobiologiche sembrerebbero dimostrare che ‘le ripercussioni a livello del bioritmo umano siano più pesanti di quanto si ritenesse in precedenza’. A dirlo è la stessa Commissione europea nel questionario diffuso per il sondaggio che l’estate scorsa ha raccolto i punti di vista sulla questione dei cittadini europei.

Con un’interazione mai vista: hanno risposto quasi 5 milioni di persone, con un buon 84 per cento, schierato sulla proposta di abolizione del cambio dell’ora, fortemente voluta dai paesi del Nord Europa. Oltre alla salute, le questioni in campo, non certo di poco conto, riguardano il mercato interno, l’energia, la sicurezza stradale ( i rischi di incidenti causati dal deficit di sonno sono compensati dal prolungamento serale delle ore di luce), l’agricoltura.


Grazie all’introduzione di nuove apparecchiature e dell’illuminazione artificiale, non ci sono preoccupazioni per i bioritmi degli animali e per le modifiche degli orari di mungitura. Scanditi un tempo, nelle società contadine, dal suono delle campane che segnavano il ritmo della vita agricola e religiosa e il tempo della comunità. Scandire ‘il tempo’ di quella europea è certo più complicato. Nei prossimi mesi la discussione si sposterà a Bruxelles con il nuovo Parlamento che dovrà prendere la decisione definitiva. Ma, intanto, preoccupa la divisione tra il Nord Europa dell’ora solare e il Sud dell’ora legale e la possibilità, per ogni Stato, di scegliere tra l’ora legale e quella solare: il possibile caos può nuocere davvero e non solo alla salute.

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