Norme e divieti sono diventati un optional
L'incidente di Corso Francia a Roma riaccende le attenzioni sui nostri cattivi comportamenti al volante
Tutti seduti sul guardrail di molte strade, testimoni silenti di ciò che accade. Tutti ad osservare e dire la propria anche quando il silenzio, dopo lo stridere di molti freni, dovrebbe essere l'unica colonna sonora che accompagna queste morti non volute, queste vite distrutte, quasi sempre giovani. Sull'ultimo episodio avvenuto a Roma i quotidiani hanno utilizzato molte pagine per provare a raccontare lo sgomento, la tristezza e, in molti casi il solito rancore e gogna mediatica regalato al conducente di turno. Si parla tanto di sicurezza, di prevenzione, di educazione e poi un'improvvisa accelerazione, una svista repentina, una distrazione terribile fa saltare letteralmente il banco e ci muoviamo, in maniera scostante e senza troppa lucidità, alla ricerca di soluzioni immediate che non ci sono perché i comportamenti non si modificano in un giorno e neppure in un mese.
Siamo figli della nostra cultura sociale e, quindi, anche di un certo modo di guidare, di condurre un automezzo. Siamo quelli che parcheggiano in seconda fila per effettuare una commissione, che scaricano la merce tranquillamente impedendo il flusso della circolazione ma nessuno interviene in quanto non ci son parcheggi e l'economia deve pur girare. Dimentichiamo, per esempio, che gli stalli per lo scarico della merce esistono ma, ahinoi, sono occupati da automobili private. Passiamo con il giallo e anche con l'arancione, qualcuno riesce a prendere anche il rosso perché ha fretta, perché deve ritirare il ragazzino dalla palestra, la figlia dalle amiche, la moglie dal parrucchiere. Mica si può aspettare. Svoltiamo senza mettere la freccia, perché lo fanno tutti. Quest'ultima giustificazione ci porta ad assolvere più o meno tutte le nostre marachelle stradali anche se, a volte, non siamo così magnanimi perché dipende, sempre, qual è il nostro ruolo: se siamo comparse o protagonisti. Se non si fermano sulle strisce da pedoni mandiamo tranquillamente a quel paese chiunque lo faccia (e a ragione) salvo poi autoassolverci quando nel ruolo di autista acceleriamo o inchiodiamo all'ultimo istante quando un pedone tenta di mettere piede sulle strisce bianche. Avevamo fretta, alziamo la mano, non l'avevamo visto. Così per chi parcheggia in seconda fila e ostruisce il traffico: richieste di pena di morte immediata se noi siamo in coda all'auto che si è fermata di colpo e ha acceso le quattro frecce, soluzione questa tutta italiana, ma a parti invertite chiediamo subito la commiserazione di tutti perché stiamo aspettando, proprio davanti all'uscita della scuola, il nostro pargolo che si può perdere se non vede l'auto del proprio genitore sistemata in quel modo. E quel pargolo assorbe i nostri comportamenti e pian piano, crescendo, riterrà che tutto questo è assolutamente normale.Non lo è ma lo diventa e diviene cultura sociale identitaria di quel popolo.
Quando siamo in autostrada difficilmente vedrete un automobilista che, prima di spostarsi sulla corsia di sorpasso, utilizza - come da codice della strada - la freccia, avvisando chi è dietro che quella manovra la effettua prima degli altri e ne ha il diritto. In Italia (e sulla 131 è divenuta normalità) chi sorpassa si muove liberamente senza nessun avviso luminoso e, effettuato il sorpasso, non rientra nella corsia di marcia ma rimane tranquillamente a sinistra, ostruendo, a volte, chi intende sorpassare. Lo fanno tutti, lo facciamo tutti e quindi, secondo una vulgata poco giuridica, è assolutamente lecito. I limiti di velocità non esistono. Non si possono mantenere i livelli richiesti dai vari cartelli sulla Carlo Felice: Sassari Cagliari diverrebbe un viaggio interminabile. Così in città, dove è possibile correre lo facciamo.Come in Corso Francia a Roma, dove nessuno rispetta il limite di velocità e dove, quando accade la tragedia, quei tutti che correvano il giorno prima sono i più duri nei confronti di quel ragazzo. Adesso che è accaduto ci si chiede di modificare gli assetti e la cultura stradale. Sappiamo che non è possibile e così, dopo qualche giorno, continueremo a sostare con l'auto in seconda fila abbassando gli occhi a autoassolvendoci.