La Nuova Sardegna

Il femminicidio di Alghero: la famiglia di Speranza ha creduto in chi indaga

di Gianni Bazzoni
Un fotomontaggio postato da Massimiliano Farci su Facebook nel maggio 2019 per far credere di essere in viaggio con Speranza in Madagascar
Un fotomontaggio postato da Massimiliano Farci su Facebook nel maggio 2019 per far credere di essere in viaggio con Speranza in Madagascar

Il padre e la madre non hanno fatto appelli in tv né tantomeno sui social per evitare di intralciare le ricerche della figlia e le indagini

02 febbraio 2020
4 MINUTI DI LETTURA





Un mese e mezzo in silenzio, nell’era dei social dove tanti, troppi, scrivono ogni cosa senza trascurare anche gli aspetti più intimi non è una impresa semplice. Specie quando in gioco c’è la vita di una donna che non si trova più, scomparsa nel nulla. E si teme per la sua vita.

Il tempo non passa mai, vengono scanditi anche i secondi e si deve decidere: fidarsi di chi - dopo la denuncia - ti chiede riservatezza e paziente attesa per arrivare a un risultato che altrimenti rischia si sfuggire per sempre, accettare l’aiuto della Procura e dei carabinieri, insomma di quella parte dello Stato che troppo spesso viene maltrattata, sommersa di commenti non proprio rispettosi nella platea scivolosa e senza regole dei social. O diramare messaggi e foto ovunque?

La mamma e il padre di Speranza, gli altri familiari, hanno scelto di fidarsi perché “siamo una famiglia di carabinieri” e anche se il finale è triste si sono detti orgogliosi di averlo fatto. Non hanno potuto riabbracciare Speranza ma almeno ora conoscono una prima parte della verità. Sanno che il lungo lavoro degli investigatori ha permesso di stabilire che la donna non si era allontanata da sola, non aveva avuto una crisi mistica o qualcosa di simile, non era partita per il Cammino di Santiago. E non girava da una parte all’altra della Spagna come volevano fare credere alcuni post per farla geo-localizzare (si dice così) in un luogo preciso a fare chissà che.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:opinioni:1.38415257:Video:https://video.lanuovasardegna.it/locale/giallo-di-alghero-il-comandante-dei-carabinieri-barrel-indizi-su-farci-decisivi-per-l-arresto/119296/119777]]

Speranza non è mai andata via da Alghero, è morta lì. Uccisa e gettata in una discarica, secondo le valutazioni dei carabinieri e della magistratura. Un lavoro lungo, intenso e delicato per tracciare un percorso fino a quel momento invisibile. L’obiettivo era scoprire che fine avesse fatto quella donna, perché c’erano dei sospetti da parte dei familiari, e alcuni spostamenti risultavano poco credibili.

C’era da studiare, ascoltare cosa dicevano certe persone e capire se determinati racconti fossero realtà o recitazione per nascondere una tragedia già consumata. Ci sono stati momenti difficili, quando l’unica raccomandazione era fidarsi: lo scenario non era chiaro ma con il passare dei giorni si è fatta strada la convinzione che la donna fosse morta. Lì ad Alghero.

Di fronte a quel dolore crescente e alla disperazione per l’assenza di risultati immediati, la famiglia di Speranza ha mantenuto fede al patto fatto con gli investigatori: silenzio e riservatezza per non danneggiare le indagini, per non dare assist a chi, forse, aveva ancora qualcosa da nascondere e poteva intervenire per fare sparire per sempre il corpo della donna che invece è rimasto lì, dove è stato trovato ieri mattina. Buttato via come si fa con le cose vecchie che non servono più: omicidio doloso e occultamento di cadavere, secondo la Procura. Il suo compagno è stato arrestato, ha raccontato di avere nascosto lui il corpo di Speranza ma solo dopo che lei si era suicidata. E colloca la morte il 6 dicembre.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:foto:1.38407674:MediaPublishingQueue2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/foto/2020/01/31/fotogalleria/il-giallo-di-alghero-il-cadavere-di-speranza-ponti-gettato-in-un-cespuglio-foto-1.38407674]]

Per gli inquirenti è un nuovo caso di femminicidio nella città catalana, il terzo nell’arco di pochi anni. Una storia terribile, con una regia diabolica: perché per l’accusa chi ha ucciso Speranza le ha rubato anche l’identità, ha creato un nuovo profilo facebook per fare credere tutta un’altra storia. Che l’interruzione dei rapporti con i familiari e gli amici fosse una scelta di Speranza che aveva preferito andarsene, tutto poco credibile. E allora la fiducia negli uomini e nelle donne che lavorano per la giustizia e la difesa dei diritti questa volta vale come titolo di merito, aiuta a credere che non sempre tutto è perduto.

I familiari di Speranza hanno scelto la via meno appariscente, hanno valorizzato il silenzio: niente foto e messaggi sui social per chiedere notizie. Neppure puntate nelle trasmissioni tv con ricostruzioni che ormai vengono anche sceneggiate con tanto di attori. Ieri hanno scoperto che quel tempo non è trascorso invano, che i carabinieri e la magistratura hanno lavorato tutti i giorni per arrivare all’atto finale. La conclusione delude perché la donna purtroppo è stata trovata morta e le poche speranze rimaste sono crollate definitivamente.

Ma c’è tanto materiale raccolto nel corso delle indagini: riscontri, interrogatori, verifiche e risultati degli esami del Ris. Senza il silenzio e la fiducia dei familiari il lavoro non sarebbe stato possibile. Forse è poco perché Speranza è morta, ma la storia ha un seguito. Il suo compagno - dopo 21 anni - è accusato di un nuovo brutale omicidio. E almeno si può chiedere giustizia.

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative