La Nuova Sardegna

Sigillati come ultima difesa contro il coronavirus

Luca Rojch
Sigillati come ultima difesa contro il coronavirus

In questo clima da guerra con i parchi chiusi e i supermercati aperti in attesa che passi l’ondata di piena del contagio la chiusura dei porti è il passo ulteriore ritenuto indispensabile. Le oltre 13mila persone arrivate in questi giorni in Sardegna hanno fatto salire la tensione - IL COMMENTO

15 marzo 2020
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Un’isola sigillata per pandemia. L’ultimo atto che blinda la Sardegna invocato dal governatore Christian Solinas arriva dalla ministra Paola De Micheli, ed è una sorta di dissoluzione dei trasporti. Completa l’assetto da economia di guerra in cui è precipitata la regione. Porti e aeroporti chiusi per arginare il contagio. Non si può più entrare o uscire dall’isola, passano solo le merci. La ministra firma l’ultimo dei decreti che atto dopo atto hanno messo sotto sigillo l’Italia. Tutto chiuso, con i cittadini ridotti a una quarantena coatta da giorni. Un museo della depressione fatto di strade deserte, vite sterilizzate, negozi chiusi, forze dell’ordine che fermano chiunque si avventuri fuori da casa. Una privazione collettiva della libertà per sopravvivere all’assedio del coronavirus. Ci si avventura per strada come si scendesse nella trincea della prima linea. Come se si fosse l’ultimo sopravvissuto dopo una catastrofe nucleare.

Il clima da apocalisse riempie i polmoni più del virus. Guanti, mascherine, volti spaventati di persone che si muovono come fossero dentro il brodo di coltura del virus. Come se gli scaffali del supermarket ribollissero di coronavirus e il vicino di carrello un chiarissimo untore. Nella corsa per conquistare l’ultima confezione di Amuchina.

In questo clima da guerra con i parchi chiusi e i supermercati aperti in attesa che passi l’ondata di piena del contagio la chiusura dei porti è il passo ulteriore ritenuto indispensabile. Le oltre 13mila persone arrivate in questi giorni in Sardegna hanno fatto salire la tensione. Qualcuno in questo allarme ha visto la caccia allo straniero, indicato come possibile untore in fuga dalla zona rossa. Quando esisteva ancora una zona rossa. Al di là delle derive xenofobe la Regione ne fa un caso più semplice di possibilità che il sistema sanitario regga. E la difficoltà di controllare tutte le persone che arrivano in porti e aeroporti sembra rendere indispensabile questa ulteriore misura verso un virus che fino a ora non ha messo radici in Sardegna. Tutti i casi sono legati a pazienti venuti in contatto con persone già contagiate e arrivate nell’isola. Con la Sardegna finita in cattività tra il divano, la cucina e il letto sembra impossibile pensare che ci possano essere zone franche. Persone finite in un limbo, una zona grigia in cui si può far finta di vivere come se non ci fossero la guerra e il coprifuoco. Il blocco integrale di porti e aeroporti è un ulteriore passo avanti dentro una situazione straordinaria. L’ultima offensiva, si spera, per sconfiggere un nemico letale.

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