La Nuova Sardegna

L'INTERVENTO - Da Raffaele Paci lezione di opposizione

di MARCELLO FOIS
Raffaele Paci e Christian Solinas
Raffaele Paci e Christian Solinas

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07 aprile 2020
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Quale sia un modello attuabile di opposizione costruttiva in questo momento terribile per la nazione e per la Sardegna ce lo ha dimostrato l’ex Assessore al Bilancio della Giunta, guidata da Francesco Pigliaru, Raffaele Paci.

Per chi avesse la memoria corta, rammento che l’Assessore Paci, amministratore controverso come gran parte di chi si incarica del dicastero suddetto, non ha mai portato la nostra regione all’esercizio provvisorio. È dunque persona che ha dimostrato, con la giunta di cui ha fatto parte, una certa, anche sulfurea, dose di competenza. Shakespeare avrebbe detto che Raffaele Paci è “uomo d’onore”. Egli rappresenta un pezzo fondamentale della controparte rispetto al governo regionale sardo vigente, ma, con tutta evidenza, ha accettato la sfida, lanciata anche dalle pagine di questo giornale, di non restare a guardare. Sfida, e conseguente apertura, che il governatore Solinas, opportunamente, ha accettato di buon grado.

L’ex Assessore Paci ha cioè declinato il termine “opposizione” nel senso più ampio di “alternativa” per il bene di tutti. Avere una proposta di soluzione e non condividerla in questo momento davvero critico per il nostro territorio è semplicemente sintomo di un’ingiustificata immaturità politica. Proprio a questo tipo di immaturità mi riferivo, qualche tempo fa, stigmatizzando “l’assenza” di una vera opposizione nel nostro attuale consiglio regionale. Stare a guardare, assestarsi in un’inattività che poi si risolve in accondiscendenza, sedersi sulla riva del fiume per aspettare che la corrente trasporti i cadaveri dei nostri nemici, non ha niente a che fare con l’opposizione.

Non prepara nulla, non dichiara nulla, non esprime nulla se non un pelosissimo savoir faire pilatesco anche un po’ livoroso. O, peggio, una specie di concordato “cessate il fuoco” reciproco. Ora non è che manchino, e siano mancate, le ragioni per essere irritati con l’attuale amministrazione locale: è smemorata, ma supponente; è enfatica, ma gassosa; è nuovista, ma vecchia; è locale, ma colonizzata. Certo è fortissima la tentazione di mettersi comodi ed aspettare che il Presidente Solinas, affondi con tutta la giunta; di ritirarsi in un Aventino immusonito in attesa della catastrofe; di mettersi in un angolo a guardare altrove mentre tutto precipita. Ma non è il compito di un’opposizione di governo. E non è nemmeno il compito del cittadino che al momento opportuno ha pesato il suo grado di soddisfazione sui piatti della bilancia elettorale.

Pensare all’opposizione come un tassello che si sfila dalla costruzione gestionale e amministrativa di un territorio è suicida, qualunque cosa abbiano fatto i nostri avversari politici. Come è suicida pensare che il nostro compito civico finisca esattamente il giorno dopo l’espressione del voto. La democrazia è un sistema di controllo reciproco, che necessita di cittadini attivi. E dunque di un assetto dove il segreto non è solo, e giustamente, far governare chi ha ricevuto più preferenze, ma garantire la sopravvivenza di chi ne ha ricevuto di meno. Questo principio va rispettato e vissuto sia che si governi sia che ci si trovi all’opposizione.

Specialmente in una realtà politica come quella sarda che ancora fa fatica a ritrovare un bandolo tra l’affrancamento e la dipendenza eccessivi dal governo nazionale. Ecco dunque che la mano tesa di Raffaele Paci è una piccola lezione su come si possa mettere a disposizione le proprie competenze pur restando radicalmente “opposti” ai principi e ai sistemi dei propri avversari politici. Avversari, non nemici.
 

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