L'opinione - Pensare adesso a un futuro tutto nuovo
Il rettore dell'Università di Sassari Carpinelli interviene sul dopo coronavirus
Nella pandemia che ci ha colpito così duramente, la società italiana ha dato prova di essere ben viva e vitale in forme che non avremmo osato sperare: le risse inutili si sono spente, abbiamo scoperto una nuova solidarietà, ci siamo riorganizzati in tempi record, dando ognuno il meglio di sé, ritrovando il rispetto per la scienza e la preparazione. Questo assetto emergenziale, da tempi di guerra, non è però sostenibile sul lungo periodo: né per la nostra società, né per i singoli.
Dobbiamo evitare che il sacrificio della libertà personale e collettiva che fin qui abbiamo affrontato con grande responsabilità e senso del dovere si trasformi in insofferenza o peggio in rinuncia al futuro. Sarebbe uno spreco imperdonabile della fiducia e delle energie di tutti gli Italiani. Abbiamo bisogno di un orizzonte a cui tendere che sia possibile e realizzabile. Il mondo di domani sarà sicuramente diverso: se vogliamo che sia anche migliore di quello che ci siamo lasciati alle spalle, dobbiamo iniziare a disegnarlo oggi.
Per questo ho raccolto con molto favore le suggestioni affidate a questo giornale dal collega e amico Prof. Giuseppe Valditara: esse vanno nella direzione di quello che io stesso nelle ultime settimane ho iniziato a discutere e a proporre in varie sedi e che ripercorro qui in breve, sperando che la discussione si arricchisca ulteriormente.
Come Valditara, sono anch’io convinto che la Sardegna si presti meglio di qualunque altro territorio oggi in Europa a fare da apripista a una fase post-virus. Dirò di più: ci sono le potenzialità per fare della nostra Regione la prima regione europea virus-free, con tutte le ricadute positive per gli investimenti e il territorio che questo potrà comportare. La Sardegna non ha un’alta densità abitativa ed è protetta naturalmente dalla condizione insulare: già oggi queste caratteristiche ci hanno permesso di contenere l’epidemia molto meglio che in altre zone del Paese.
Propongo che con misure opportune di investimenti nella sanità, nelle infrastrutture e nel tessuto imprenditoriale noi consolidiamo questa condizione privilegiata, consentendo non solo ai Sardi di vivere stabilmente liberi da rischi di recrudescenze o ulteriori epidemie, ma agli investitori di tutto il mondo di trovare in Sardegna una base garantita per tutte le attività che non possono permettersi interruzioni o rallentamenti, a beneficio della collettività internazionale. Penso in particolare all’alta tecnologia, a tutta la componentistica avanzata che alimenta il mercato globale. Per pianificare una Sardegna Covid-free bisognerà impiegare il meglio della tecnologia a disposizione, nel campo della biologia come in quello dell’intelligenza artificiale, e consorziare al meglio le istituzioni e le realtà locali; soprattutto, occorrerà mostrare, con la forza dei dati e delle strategie in essere, che la Sardegna è il luogo giusto per investire, per il settore pubblico come per quello privato.
In questo senso l’epidemia può essere l’occasione per ripensare al modello di sviluppo della nostra isola in modo innovativo e proiettato nel futuro.
Immaginiamoci i benefici enormi che una strategia del genere avrebbe nell’immediato per tutta la Regione. Se, da Rettore, penso all’Università, sono certo che un campus dotato di strutture sicure, dove gli studenti possano apprendere e vivere la dimensione sociale senza timore per sé e le proprie famiglie, dove i docenti possano insegnare e fare ricerca in collaborazione, come è naturale che sia, attirerebbe iscritti da tutto il mondo. Abbiamo le potenzialità e abbiamo le istituzioni necessarie a pianificare e realizzare questo progetto. Non c’è bisogno di sovrastrutture, task force e comitati locali, che allungano inutilmente i tempi e la catena di responsabilità, anche se oggi un posto in un comitato non si nega a nessuno: con una figura autorevole come commissario e un saldo coordinamento regionale tra le istituzioni coinvolte (Università, Regione, sanità, trasporti) saremmo pronti a partire.
Il tempo della quarantena è stato un tempo di riflessione, ribollente di idee e di slanci positivi, ma oggi è urgente muoversi, per non disperdere le energie che il Paese ha mostrato di avere.
*Rettore Università di Sassari