Il lockdown giorno dopo giorno porta la Sardegna allo shutdown, servono subito regole certe
La battaglia portata avanti in questi anni per una continuità territoriale adeguata alle esigenze dei sardi rischia di diventare beffardamente inutile. Il futuro dei cieli sembra sempre più incerto. Con molti meno voli e molti meno passeggeri per ora
Il cigno nero ha aperto le sue ali e ha cambiato per sempre il volto del mondo. Il fragilissimo sistema dei trasporti aerei dell’isola rischia di essere spazzato via dallo tsunami coronavirus. E con sé trascina l’impresa Sardegna. Un gorgo che ingoia non solo i trasporti, ma anche il turismo, l’industria, l’agroalimentare. Il mosaico di un’isola da vendere, costruito con fatica e lentezza in questi decenni. Ma non è solo una questione di immagine. Il filone d’oro della vacanza nella Sardegna più commerciabile tutta mirto e porcetto, spiagge e pinneti, rischia di essere cancellato dalle regole sul distanziamento sociale e nazionale. In questo stato di incertezza il pericolo è passare dalla pandemia alla carestia in un battito d’ali. La battaglia portata avanti in questi anni per una continuità territoriale adeguata alle esigenze dei sardi rischia di diventare beffardamente inutile. Il futuro dei cieli sembra sempre più incerto. Con molti meno voli e molti meno passeggeri per ora.
Le compagnie low cost, quelle che resisteranno alla crisi, non sanno se e come potranno portare passeggeri in Sardegna. Mentre si ha almeno una certezza. Air Italy non esiste più, la compagnia di bandiera è stata cancellata anche grazie alla voracità mediatica del covid che ha spento i riflettori sulla cannibalizzazione dei resti dell’unica realtà dell’industria aeronautica in Sardegna. Con il sacrificio di 1500 dipendenti, un terzo dei quali lavora a Olbia, che tra qualche mese non avranno più un posto di lavoro. Senza aerei, senza passeggeri, senza turisti la stagione 2020 non potrà mai partire. Un disastro per la gracile economia della Sardegna che nei tre mesi di sole riesce a sollevare il pil di una terra che vive in un’era post industriale. Per evitare il collasso del sistema turistico e la cancellazione del diritto alla mobilità dei sardi servono regole certe. Quello che manca in queste settimane. La stagione ha bisogno di tempi lunghi, di una programmazione che parta da lontano, ma a qualche settimana dal via non è ancora chiaro quali saranno le regole. Al contrario, dalle prime indiscrezioni sull’ordinanza del dopo 4 maggio resterebbe il divieto di spostamento tra le regioni. Divieto che porterebbe al fallimento della stagione. Perché è impossibile riuscire a coprire i costi di un hotel o un ristorante se lo si tiene aperto per pochi giorni e si deve anche, per legge, dimezzare la capienza. Serve uno scatto immediato da parte della politica. Serve una linea precisa, una presa di posizione forte da parte della Regione. Il lockdown giorno dopo giorno porta la Sardegna allo shutdown.
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