La Nuova Sardegna

Riscopriamo la vacanza in Sardegna

VANESSA ROGGERI
Cala Goloritzè
Cala Goloritzè

07 maggio 2020
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Vacanze sì, vacanze no. Il dilemma è marginale, soprattutto se confrontato all’importanza della tutela della salute pubblica. Eppure, nonostante il lutto che grava sul cuore e il desiderio di normalità che scatena sensi di colpa, una buona parte di italiani spera ancora che la pandemia non imponga anche quest’ultima rinuncia. Passare dalle “vacanze da sogno” alle “vacanze sognate” significa mettere da parte – insieme alla pizza e al calcio – uno dei simboli cardine dello stile di vita italico. Perché per gli italiani le vacanze sono sacre, una valvola di sfogo attesa tutto l’anno; per potersi permettere 15 giorni di imprescindibile stacco dalla realtà e dalla routine, fanno mille sacrifici, a volte anche debiti. Consapevoli che il pensiero della vacanza, più della vacanza stessa, rende sopportabili le tribolazioni quotidiane. Dopo quasi 29 mila deceduti sul territorio nazionale, 230 mila nel mondo, è da considerarsi blasfemo discuterne? O la vita deve andare avanti sempre e comunque, anche nelle sue futilità La Fase 2 è appena cominciata, con il suo carico di incertezze, ma di una cosa siamo sicuri: viaggiare liberamente per il mondo non sarà possibile, almeno per l’estate 2020. Dimentichiamoci crociere ai Caraibi o tra i fiordi norvegesi, trekking sulle Ande o la tintarella presa sulle spiagge di Ibiza e Sharm el-Sheikh. Per il popolo dei viaggiatori accantonare zaini e valigie non sarà facile, specie se pensiamo che molti non hanno rinunciato a partire nemmeno nel momento più critico del contagio: con la scusa della caparra già versata, sono volati ovunque fosse consentito, dal Messico all’Indonesia. Mentre da noi si faceva la conta dei morti, loro pubblicavano su Facebook gli scatti spensierati di un’improbabile vacanza.

È anche vero che una larga fetta di italiani può permettersi di rado una villeggiatura, alcuni mai, mentre pur volendo in tanti quest’anno hanno già bruciato le ferie in quarantena.

Anche con un clima così aleatorio, non è detto però che questa estate dovremo rinunciare per forza al relax e al divertimento vacanziero. Se ci sarà concesso (e sottolineo “se”), credo dovremmo approfittarne per riscoprire le vacanze a casa nostra.

Troppo spesso passiamo con sguardo leggero su città e paesaggi che non ci appartengono, andiamo per il piacere di andare guidati da una bulimia da viaggiatore, senza magari comprendere appieno il significato dell’esplorazione. L’esterofilia e il gusto dell’esotismo ci fanno dimenticare le bellezze e i tesori che ci circondano.

Non sappiamo come verrà gestita la distanza di scurezza in vacanza, se tutte le spiagge saranno a numero chiuso, se ci saranno i tamponi per i turisti in arrivo o il passaporto sanitario, la app di spostamento e tutte le complicazioni che si sommeranno alle altre preesistenti, finendo per privilegiare i ricchi che possono permettersi un posto al sole (l’aumento del gap sociale è un rischioso effetto collaterale della pandemia). Noi sardi sappiamo però che non abbiamo bisogno di andare lontano per provare lo stupore esotico da isola maldiviana, o per assaporare il fascino di un patrimonio nuragico invidiato in tutto il mondo. È forse questa l’occasione giusta per concepire un tipo di turismo pensato dai sardi per i sardi, che unisca lo svago alla conoscenza approfondita della nostra storia e cultura.

Dopo un’esistenza di peregrinazioni scientifiche in giro per il mondo, Piero Angela ha scoperto i nuraghi della Sardegna l’anno scorso, a 90 anni. Ha ignorato questa unicità megalitica nascosta dietro l’angolo per una vita intera, dicendosi meravigliato per cotanta grandiosità. È vero che “meglio tardi che mai”, però cerchiamo di non prendere esempio.


 

 

 

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